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Commedia incompiuta: sul palco del Lirico di Magenta la consacrazione di Teatro dei Navigli (e Luca Cairati) ed un omaggio al sogno, ‘che serve all’uomo come aria che respira’- di F.P.

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“Le illusioni servono agli uomini come l’aria che respirano”:riprendendo una celebre frase di Virginia Woolf si conclude “Ombre e Nebbia”, pellicola capolavoro di Woody Allen risalente al 1992.

A pronunciarla è una mago geniale ed alcolizzato sulla via del tramonto. Woody Allen in questa pellicola gioca proprio su i temi a lui cari (l’illusione necessaria,la casualità come elemento imprescindibile dell’esistenza, la scelta per divenire ciò che si è, la religione come ricerca ossessiva),trasportandoli da una jazzata Manhattan a un paesino circense della mitteleuropa.

Un modesto impiegato ebreo, Kleinman (Allen), viene svegliato nel cuore della notte per aiutare un gruppo di cittadini a dare la caccia ad un mostro strangolatore che sta terrorizzando il borgo;il malcapitato viene scaraventato al freddo,nella nebbia pesante senza sapere cosa fare (non ci ricorda forse la nostra entrata nel mondo?).

Nella notte Kleinman vaga tra i fumi delle occasioni mancate,ripercorrendo e risolvendo i nodi di tutta una vita attraverso nuovi e vecchi incontri che hanno tutta la consistenza del sogno e la solidità di una soluzione finale. In questa ricerca è accompagnato da una mangiatrice di coltelli scappata dal circo- Mia Farrow-,che come ogni donna anela alla maternità, il raggiungimento della sua completezza,nonostante la mancanza di un uomo.

Vi chiederete cosa abbiano a che fare un film del 1992 con la Commedia Incompiuta che Luca Cairati e il Teatro dei Navigli hanno portato sul palco del Lirico martedì scorso 21 aprile. Fidatevi, e seguiteci.

Commedia Incompiuta è un viaggio fantastico compiuto dalle Maschere della Commedia dell’Arte nel solco dei canovacci surreali di Gianni Rodari. La storia narra di un amore impossibile tra Isabella e Flaminio, osteggiato dal vecchio Pantalone, che nella commedia impersonificherà il male assoluto da cui fuggire.

Arlecchino e Smeraldina andranno in soccorso dei loro padroni e, attraverso agnizioni e travestimenti di ogni sorta, li condurranno in un viaggio surreale e caleidoscopico in cui l’amore trionferà. Come scenografia un vecchio carro, emblema delle antiche compagnie dei comici dell’arte, capace di trasformarsi di volta in volta, seguendo lo sviluppo drammaturgico della storia: da teatro dei burattini a casa di Isabella, da palcoscenico a carro volante, che trasporterà le maschere nello spazio, per poi arrivare sulla luna.

Tutto si apre nel ‘segno’ del ‘sogno’,dacché il teatro nella sua più intima e fulgida essenza è propriamente questo: l’indagare periclitante sul lato oscuro dell’Io, quindi del Noi, delle nostre paure ma sopratutto delle speranze. Poi nella magia della rappresentazione il freddo, il caldo o il sogno si fanno reali, come dice Ligabue nella splendida I duri hanno due cuori: Adesso il freddo è reale, è passato alle ossa uscendo per forza dal cuore.

E la prima e più grande intrapresa (riuscita) degli attori è esattamente questa: accompagnare, prendere per mano lo spettatore e condurlo lungo un sottile filo immaginario che nel prosieguo dello spettacolo da immaginario si fa reale. L’elemento innovativo della commedia dell’arte, rispetto al teatro come era concepito prima del suo avvento, è infatti da sempre la ricerca di una nuova concezione del fare teatro e dell’essere attore. Gli spettacoli, a quei tempi (dal sedicesimo secolo in avanti, o nel 700′ di Carlo Goldoni) erano quasi sempre improvvisati e gli attori non erano considerati dei professionisti. La commedia dell’arte mette una nuova luce sul teatro, cominciando a farlo apparire al pari di altri mestieri, paragonando gli attori a dei veri artigiani. La commedia dell’arte rivoluziona anche gli spazi del teatro. Non più composte da attori girovaghi, le compagnie cominciano ad allestire palchi stabili nelle piazze cittadine ma, ben presto, creano veri e propri spazi teatrali, fino a quando, nel 1637, nasce il primo teatro pubblico italiano. Un altro punto fondamentale che rivoluzionò il teatro in quegli anni fu il coinvolgimento, prima vietato, delle donne negli spettacoli teatrali.

E le due donne di Commedia Incompiuta, oggetti e soggetti d’amore, sono essenziali nella narrazione e nel fluire recitativo. Merito, frutto o felice comunione con la compagine attoriale, perfettamente bilanciata nei ruoli, complementare, sognante (il mondo è migliore se visto sospeso da un pallone che trapassa il palcoscenico: sogno, illusione, rimando a un luogo remoto e sospeso chissà dove, nella mente e del cuore di chi guarda: 4 secoli fa con Goldoni, oggi in pieno metaverso. Cambia tutto, non l’uomo col suo desiderio di felicità e assoluto, come diceva Platone.

L’innesto felice è che Teatro dei Navigli ha una profonda conoscenza della Commedia dell’Arte, dei suoi personaggi e degli elementi fisici che li contraddistinguono e con questa nuova creazione la compagnia ha il desiderio di innovare i codici classici con la danza, il mimo e la drammaturgia del corpo. Come dice Gianni Rodari, “il teatro è sempre un’opera incompiuta, che si completa solo nel momento in cui viene messa in scena, e che si definisce con le invenzioni degli attori e con lo sguardo del pubblico”. Teatro dei Navigli dà dunque il benvenuto nel mondo della fantasia, in cui una scopa si trasforma in un cavallo, o dove una parola detta per ridere, può diventare il contrario del suo significato. Entriamo nel mondo del gioco, nelle coniugazioni fantastiche del “facciamo che io ero”, che ci permettono di assumere tutte le identità e tutti i codici possibili e di condividerli con il pubblico.

LA CONSACRAZIONE DI LUCA CAIRATI, O NO..

E’ improprio parlare di spettacolo di ‘consacrazione’ per Luca Cairati, fondatore e anima del Teatro Navigli, ed in questo spettacolo autentico metronomo che ricuce i fili narrativi e recitativi con superba levità. Ma tutto nel teatro è filo o cerniera: la storia stessa del teatro è anche il territorio del sapere che agisce da cerniera tra la Storia e la Letteratura, offrendo completezza allo sguardo sulla società e sulle dinamiche che, nella fitta relazione di causa-effetto, nel tempo hanno dato forma e sostanza alla fenomenologia del consumo dello spettacolo dal vivo: molte delle tecniche alla base della performatività attoriale sono eredità dello studio, della pratica assidua e della passione di individui che, senza risparmiarsi, affidavano il successo dello spettacolo «a gli atti, a’ modi, a’ gesti ed alla voce».

Atti, modi, gesti e voce che ‘Arlecchino’ Cairati modula sapientemente e brillantemente, costruendo nel dipanarsi della trama quel fil rouge che lega occhio e cuore dello spettatore in sala e lo accompagna sino alla fine, dove tutto sommato non esiste migliore soluzione di continuità tra il sogno delle prime battute e la realtà sognante del finale. Forse il merito principale dell’abbiatense Luca Cairati, in questi anni, è aver fatto di Teatro Navigli una realtà solidissima del panorama teatrale e culturale lombardo e italiano. Una realtà pronta a spiccare ulteriormemte il volo, verso nuovi obiettivi e traguardi (alcuni potrebbero davvero arrivare a breve…) Capacità testimonita dalla straordinaria prova corale e attoriale di tutti i personaggi di questo spettacolo, capaci di creare un comnnubio dialogante e visivo che rasenta la perfezione. Tutti bravi, anzi bravissimi.

E se gli scroscianti e ripetuti applausi finali hanno suggellato il successo dello spettacolo, è la scelta etica (come ribadito da Luca al pubblico) di aver introdotto il linguaggio LIS a rendere Commedia incompiuta ancora più speciale: valore aggiunto è proprio l’inserimento della LIS, la lingua dei segni italiana. L’intenzione registica è quella di amalgamare la LIS con la gestualità teatrale e con la multidisciplinarietà già protagonista di Commedia Incompiuta, confezionando un prodotto unico e inclusivo. L’ambizione di Teatro dei Navigli è quella di intraprendere il percorso della produzione di spettacoli fruibili sia da un pubblico udente, quanto da un pubblico non udente. Per l’inserimento della LIS all’interno della produzione Commedia Incompiuta, Centro Teatro dei Navigli si è avvalsa della collaborazione dell’interprete LIS Cesare Benedetti.

Una via di mezzo tra tripudio e successo, insomma. Uno squarcio di luce nella notte non solo di Magenta, ma nella continua ricerca di luce nelle parti più tetre e buie della quotidianità umana.

The lunatic is in my head
The lunatic is in my head
You raise the blade, you make the change
You rearrange me ‘til I’m sane

Perché, oggi come ieri, e come sempre, ‘but the sun in eclipsed by the moon’, benché talvolta il lato oscuro venga rischiarato dalla luce (e dal sogno) del teatro. E della sua intima, sulfuerea magia.

Fabrizio Provera

And if the cloud bursts thunder in your ear
You shout and no one seems to hear
And if the band you’re in starts playing different tunes
I’ll see you on the dark side of the moon

E se le nuvole si infittiscono, il tuono nel tuo orecchio
Tu gridi e nessuno sembra sentire
E se il gruppo di cui fai parte inizia a suonare diverse tracce
Ti vedrò nel lato oscuro della luna.

Le foto sono di Mario Mainino (pagina Facebook Teatro dei Navigli)

COMMEDIA INCOMPIUTA

scritto e diretto da Luca Cairati | con Sara Bellodi, Luca Cairati, Michela Lo Preiato, Maurizio Misceo, Arturo Gaskins | scenografie e maschere Zorba Officine Creative | costumi di Mirella Salvischiani | consulente LIS Cesare Benedetti

una produzione Centro Teatro dei Navigli

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