Nuovo capitolo nel giallo del presunto omicidio di Carlotta Benusiglio
MILANO/MAGENTA – Trent’anni di carcere: è la pena chiesta dalla procura di Milano per Marco Venturi, l’uomo accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata, la stilista Carlotta Benusiglio, trovata impiccata la mattina del 31 maggio 2016 all’albero di un parchetto in piazza Napoli a Milano. Venturi, difeso dall’avvocato Andrea Belotti, è accusato di omicidio volontario. La richiesta di condanna è stata formulata dal pm Francesca Crupi nel processo con rito abbreviato (udienze a porte chiuse e sconto di un terzo della pena) in corso davanti Raffaella Mascarino.
Una perizia disposta in fase di indagini stabilì che la stilista morì per un “suicidio compiuto dalla stessa”. Una conclusione opposta rispetto alla ricostruzione della procura di Milano:
secondo il pm Gianfranco Gallo, titolare per 4 anni del fascicolo di indagine “ereditato” dalla collega Crupi dopo il suo trasferimento alla procura di Roma, fu infatti Venturi a uccidere la fidanzata al culmine di un litigio, inscenando poi un finto suicidio per impiccagione. Durante le indagini, la procura milanese chiese per tre volte l’arresto di Venturi, incassando tre no consecutivi: prima dal gip, poi dal Tribunale del Riesame e, infine, dalla Corte di Cassazione. Spetterà ora al gup Mascarino stabilire gli elementi raccolti dagli inquirenti bastano a condannare l’uomo per omicidio volontario dell’ex compagna.
Il pm nel processo (sconto di un terzo in caso di condanna e a porte chiuse, ha richiamato, a quanto si e’ saputo, le consulenze della Procura (il pm titolare era Gianfranco Gallo e nei mesi scorsi Crupi ha ereditato il fascicolo) e della parte civile, coi legali Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini, che rappresentano i familiari (in aula ci sono madre e sorella della stilista). Secondo gli inquirenti, Benusiglio venne strangolata quella notte dall’ex fidanzato, dopo l’ennesimo litigio, o con un braccio o “con la stessa sciarpa che indossava” e poi l’uomo avrebbe simulato il suicidio lasciando “il corpo, ormai cadavere, sospeso all’albero”. Il pm ha chiesto 30 anni per omicidio, lesioni e stalking senza attenuanti.
Agli atti una consulenza sulle immagini di due telecamere di sorveglianza, prodotta dai legali della famiglia Benusiglio.
L’orario della morte, poco prima delle 4 del mattino, e’ stato fissato nella consulenza grazie ad un frame di una telecamera in cui si vede la luce di un lampione oscurata dal corpo della giovane appeso all’albero.
Le contestazioni a carico di Venturi, difeso dai legali Andrea Belotti e Veronica Rasoli, sono state portate avanti in un’indagine in cui e’ passato da persona informata sui fatti, con il fascicolo in via di archiviazione, a indagato per istigazione al suicidio, fino all’accusa di aver assassinato la fidanzata.
Sul caso pesano i tre provvedimenti con cui e’ stata respinta la richiesta d’arresto e la perizia disposta dal gip che stabili’ che si tratto’ di suicidio. Per la Cassazione il “quadro” indiziario “non conduce univocamente ad un giudizio di alta probabilita’ di colpevolezza”, perche’ non e’ stata provata “oltre ogni dubbio” la sua responsabilita’. Lo stesso gup Mascarino ha respinto una nuova richiesta di perizia della Procura. Oggi parleranno anche i legali di parte civile e poi parola alla difesa il 24 gennaio.