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Magenta/Giacobbe, rette e centri estivi: la risposta del Presidente Gabriele Bollasina

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MAGENTA In merito alla denuncia presentata da un genitore sulle rette da pagare nel periodo di chiusura il Presidente delle scuole materne Gabriele Bollasina scrive:

Questo periodo ha messo tutti a dura prova. La nostra è una associazione e gli amministratori, come me, sono volontari. Per passione dedichiamo parte del nostro tempo libero per questa storica scuola, della quale sono stato genitore, prima che presidente. Per assurdo la chiusura della scuola ci ha chiesto di dedicare ancora più tempo. Soprattutto più responsabilità: verso l’ente, perché non chiudesse, dopo 125 anni di storia; verso il personale assunto, 28 persone, perché non perdessero il posto di lavoro; verso i genitori, rispetto alle richieste economiche in tempo di chiusura.

Nell’attesa che arrivassero i contributi pubblici, abbiamo scelto di chiedere alle famiglie il 50% della retta ordinaria. Non è stata un decisione semplice. Innanzitutto, è stata una scelta condivisa con le altre scuole paritarie di Magenta, perché non ci fossero differenze. Ci siamo confrontati con la FISM, la federazione italiana delle scuole materne, per comprendere se fosse ragionevole. Vero è che alcune scuole, anche dei paesi vicini, hanno azzerato il contributo. Scuole dove i contributi pubblici coprono la maggior parte dei costi. Per noi questo non era possibile: il 70% dei costi del nostro ente è coperto dai genitori; il 16% dal Comune, il 12% dallo Stato, 1% dalla Regione.

Finiti subito i risparmi, i genitori sono stati l’ossigeno che ci ha permesso di andare avanti in questi quattro mesi. A loro va il nostro più grande grazie. Se a settembre non saremo tra le 3.600 scuole paritarie a rischio chiusura, il merito è loro. E’ stato però subito evidente che non tutte le famiglie avrebbero potuto sostenere la richiesta: artigiani, lavoratori autonomi, esercenti, cassa-integrati… che hanno visto interrompere di colpo lavoro e stipendio; per queste famiglie abbiamo istituito un fondo a parte, chiamato Fondo Sostegno Famiglie, a cui con discrezione hanno potuto aderire. Il personale della scuola ha concorso in questa azione, riducendosi lo stipendio; e assieme inventando ogni possibile forma di contatto e di relazione con i bimbi a casa, dalle storie lette alle video chiamate ai canali telegram di condivisione. Così come l’attenzione e la cura mostrata dalle direttrici e dal personale ausiliario. Certamente la “didattica a distanza” non è paragonabile alla frequenza a scuola, ma è servita a non perdere il legame e la fiducia delle famiglie. Senza discriminazioni.

Abbiamo cercato di spiegare le nostre scelte ai genitori. In molti hanno compreso le motivazioni, molti altri hanno chiesto, scritto lettere, sia singolarmente che di gruppo. Abbiamo faticato sicuramente nel comunicare, la distanza non ci ha aiutato. Solo pochi giorni fa un genitore, saldando l’ ultima quota, ci scriveva: “se si fosse capito che in fondo si tratta di anticipare i soldi che prima o poi il governo rimborserà sarebbe stato tutto meno complicato”. Eppure, il 24 marzo scorso, scrivevo: “Il sostegno, anche piccolo, di ciascuno di Voi permetterà a questo ente di non chiudere, per sempre. Confermiamo che tutti i fondi che arriveranno dallo Stato serviranno al rimborso delle rette versate e che verrà aiutato chi chiede di accedere al Fondo di Sostegno”.

Alcuni mi hanno chiesto: è giusto pagare? cosa dice il diritto? cosa dice la Codacons?

Senza leggere il diritto, senza interpellare la Codacons, a me è chiara una cosa: non è giusto. Non è giusto che alla fine a pagare siano le famiglie. E non è giusto che alla fine a pagare siano le nostre scuole. È evidente che la situazione in cui ci troviamo non dipende né dalle famiglie né dalle scuole, ma tutto l’onere è lasciato (dalle Istituzioni) in carico a famiglie e scuole, in solido; in un momento dove molte famiglie stanno vivendo una difficile situazione economica, di salute, forse anche di lutto, esse vengono messe in condizione di essere “contro” le stesse scuole di cui si sono fidate sinora. Chi ci ha messo in questa situazione, il Governo, certamente per motivi di tutela della collettività, ora non si impegna a levarci da tale situazione. Ora, per la massima trasparenza, vorrei dire l’ammontare degli aiuti pubblici ricevuti ad oggi 24 giugno, esattamente 4 mesi dopo quel 24 febbraio di primo lockdown.

Dal Governo o dal Ministero: nulla. ZERO. Pur deliberati nel DL rilancio, i fondi per le paritarie non sono arrivati. Dall’INPS: abbiamo anticipato circa 160 mila euro di stipendi, solo in parte rimborsabili dal FIS. A metà giugno l’INPS ci ha permesso di detrarre 3 mila euro. Dalla Regione: NULLA; sono stati anticipati i fondi ordinari; è stata inoltre approvata la mozione Del Gobbo che dovrà aiutare le paritarie. Dal Comune di Magenta: ad oggi nulla. È stata anticipata una delle quote già in convenzione. Abbiamo avuto l’appoggio sia da maggioranza che da minoranza: dalla seconda con un emendamento al bilancio, dalla Giunta con la promessa di 31 mila euro, da dividere tra le quattro paritarie.

Come già detto assicuriamo che ogni aiuto pubblico che ci sarà erogato sarà impiegato al rimborso delle rette, probabilmente a settembre. Ci impegniamo anche per il futuro per i grandi che lasciano la scuola. Infine, da inizio maggio abbiamo iniziato a progettare la riapertura. A metà maggio è stata autorizzata, nella forma del centro estivo. Il 15 giugno, nonostante gli incredibili protocolli, abbiamo riaperto. Con un onere economico moltiplicato per 5: le nostre maestre infatti, di solito impegnate per 25 bambini, ora ne hanno solo 5 ciascuna. Se avessimo voluto guardare all’utile, non avremmo aperto. Ma era un’occasione troppo importante. Abbiamo aperto per tre motivi, anzi quattro. Per ridare ai bambini la loro scuola, la loro maestra, i loro compagni, ritrovando socialità ed esperienze perse. Per dare fiducia alle famiglie. Per dare coraggio anche alle maestre. E un po’ anche come segnale bello, di ripartenza, di normalità, per tutta Magenta.

Abbiamo invitato tutte le famiglie iscritte, liberamente. E nonostante il costo proibitivo, abbiamo scelto di farlo gratis, senza ulteriori costi per le famiglie. Con l’unico criterio, di giustizia ed equità: di essere al pari delle altre famiglie negli adempimenti (salvo le famiglie aderenti al fondo).

Chioso dicendo che dal 2000 il bilancio è pubblicato: è uno degli obblighi per avere la parità scolastica. L’utile 2019, a cui siamo così attaccati, è stato di 5.016,03 euro, mentre l’IMU versato 3.824,00 e la tassa rifiuti 313 euro, se può interessare. Non so quanto le mie parole abbiano potuto spiegare. La invito a venire a scuola, a trovarci. A parlare con i genitori. Come quella mamma che ci ha scritto: “Ciao scusate, ma ci tenevo a ringraziarvi… dimostrate in ogni cosa di avere a cuore il bene dei bimbi e delle famiglie e non è assolutamente scontato! so che è una scelta coraggiosa quella di aprire il centro estivo e ammiro il vostro coraggio!!! non conosco persone come voi siete uniche e meravigliose!!! felicissima di avervi conosciuto e affidato i miei cuccioli!!!!”

Grazie per l’attenzione,

Gabriele Bollasina

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