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Abbiategrasso, la baby gang interrogata dal Gip abbassa la cresta. Manifestati segnali di pentimento

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ABBIATEGRASSO E’ cambiato l’atteggiamento dei componenti della baby gang. Pochi giorni all’istituto per minori Cesare Beccaria di Milano hanno contribuito a modificare l’atteggiamento da duri che avevano mostrato appena dopo l’arresto. Ieri si sono tenuti gli interrogatori di garanzia davanti al magistrato.

“Hanno risposto alle domande del Gip, mostrando segnali di resipiscenza e pentimento ed elaborando in chiave critica i fatti che sono stati loro contestati”, ha detto l’avvocato Roberto Grittini che difende 4 dei 9 componenti della banda. Ragazzini accusati di rapine ed estorsioni, di pestaggi ai danni di persone inermi a volte solo per rubare pochi euro e, al massimo, uno smartphone. I più giovani hanno soltanto 15 anni. Si frequentavano ad Abbiategrasso dove si erano resi protagonisti di episodi criminali da far rabbrividire. Un branco spietato se preso nel suo insieme. Poi, sentiti uno alla volta, e di fronte al rischio di trascorrere in carcere una parte della propria giovinezza, l’atteggiamento da bulli sparisce e lascia il posto allo sguardo inerme di ragazzi poco più che adolescenti.

Ora si attendono le determinazioni del giudice in merito alle istanze presentate in sostituzione della misura carceraria con quella meno afflittiva del collocamento in una comunità. Uno dei ragazzi difesi dall’avvocato Grittini è già in comunità, mentre per gli altri si sono aperte le porte del Beccaria. Un istituto per minori, ma di fatto un carcere che ti segna. “L’atteggiamento che i ragazzi hanno assunto nel corso dell’interrogatorio, a mio avviso, cambia di molto le cose – continua il legale – Penso, a questo punto, che la scelta della misura carceraria sia sproporzionata rispetto all’entità dei fatti contestati. Torno a ripetere che non credo alla pianificazione di un’estorsione per poter incassare 5 euro, come è successo”. Gli episodi, avvenuti nella maggior parte ad Abbiategrasso, hanno evidenziato una ferocia ingiustificata a fronte di profitti che andavano dai 5 ai 45 euro e non di più.

Secondo molti non era il denaro l’obiettivo della baby gang, ma il tentativo di sentirsi forti nella maniera più sbagliata possibile, usando la violenza. E quello di emulare le bande sudamericane. “Almeno per alcuni – conclude l’avvocato – stiamo valutando la possibilità di proporre ricorso al Tribunale del Riesame”.

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