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Gianni Brera 25 anni dopo: il giornalista piĆ¹ grande di sempre (di Vittorio Feltri)

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Il 19 dicembre del 1992Ā  morƬ in un incidente stradale Gianni Brera, che anche noi di Ticino Notizie consideriamo il piĆ¹ grande giornalista italiano di sempre. Ecco un ricordo di Vittorio Feltri

Venticinque anni orsono moriva in un incidente automobilisticoĀ Gianni Brera, che considero il migliore giornalista italiano di tutti i tempi.

Si dedicava prevalentemente allo sport, una specializzazione che per molti ĆØ una diminutio. Ma nel caso diĀ GioanĀ le cose non stanno cosƬ. Egli ha trasformato le cronache calcistiche e ciclistiche in unā€™arte raffinata e talmente elevata da apparire miracolosa. La sua prosa torrentizia ha fatto scuola. Anzi, avrebbe dovuto fare scuola. In realtĆ  Brera pur avendo avuto decine di volonterosi imitatori non ĆØ mai stato neanche lontanamente eguagliato. ƈ rimasto e rimarrĆ  lā€™unico prodigio della carta stampata. Scriveva come un Dio, raccontava gli avvenimenti agonistici con la stessa di Omero. Leggerlo significava pascersi di epica e di poesia. Aveva una cultura mostruosa e una ricchezza di vocabolario inarrivabile anche per Montanelli, il Papa dei redattori patri. Ebbe una vita giovanile difficile. Orfano fin da ragazzo, fu allevato dalla sorella che non gli risparmiĆ² schiaffoni e rimbrotti per costringerlo a studiare. Vinse lei. E Gianni si laureĆ² in Scienze politiche, giocĆ² al calcio in quarta serie, ma non essendo un campione del pallone preferƬ narrarlo. Aveva un talento impressionante. A meno di trentā€™anni fu nominato direttore dellaĀ Gazzetta dello Sport. Ma lui preferiva dirigere se stesso.

I suoi articoli si bevevano, erano rosolio. Per comprenderli bisognava perĆ² conoscere lā€™Italiano perfettamente, altrimenti risultavano di difficile digestione specialmente al pubblico spesso modesto dei fogli sportivi. Quando ero all’inizio di questo mestiere, ora in stato preagonico, compravo ogni settimana ilĀ Guerin sportivo, da lui guidato con maestria. Mi nutrivo alla sua rubrica meravigliosa:Ā lā€™Arcimatto. Indimenticabile fonte di piacere per chi amasse il giornalismo alto e poderoso. Come tanti scrittori importanti, anche Brera traeva la sua forza espressiva dallā€™alcol. Beveva e vergava con uno slancio e una precisione da far paura. Memorabili le sue scazzottate con Gino Palumbo (altro campione) allo stadio per motivi calcistici e non solo. Personaggi cosƬ sono stati uccisi dalla televisione, che ha appiattito la letteratura sportiva. Nel 1988 ero inviato delĀ Corriere della SeraĀ a Seul, quando Gianni, sposando una idea socialista, sponsorizza l’idea di portare le Olimpiadi a Milano.

La redazione mi chiede un pezzo sulla questione e io lo faccio esprimendo la mia contrarietĆ  ai giochi, motivandola col fatto che il capoluogo lombardo era privo di strutture idonee: non ha una piscina olimpica o olimpionica (non ho ancora capito quale sia il termine corretto), non ha piĆ¹ il Palazzo dello Sport distrutto dalla nevicata dellā€™85, non ha uno stadio per l’Atletica leggera. Gianni mi risponde sullā€™AvantiĀ e me ne dice di ogni colore. Replico cosƬ: caro Brera hai toccato il fondo. Della bottiglia. Rientrato dalla Corea, faccio un sopralluogo a Milano e ho la conferma che qui non cā€™ĆØ nulla per ospitare le Olimpiadi. Non importa. Nel 1992 dirigoĀ lā€™IndipendenteĀ e a pranzo mi reco abitualmente al Ristorante da Roberto, in corso Sempione. Ogni tanto a un tavolo scorgo Brera ma fingo di non vederlo, memore della bega. Un giorno un cameriere mi porge una bottiglia di Grignolino e mi dice: questa ĆØ offerta da Gianni. Sono costretto ad alzarmi per andare a ringraziarlo. Mi avvicino timidamente e lui che mi fa una festa imprevista. Mi invita a sedermi al suo tavolo e mi inonda di narrazioni da ascoltarsi a bocca aperta: aneddoti, disquisizioni culturali. Ascolto incantato, ma, poichĆ© non mi fido di nessuno, prendo di nascosto degli appunti, poi torno al giornale e verifico sulla Treccani: ciĆ² che egli mi ha detto ĆØ tutto esatto. Non mi ha mai spacciato una cazzata per veritĆ . Era un genio assoluto. Diventammo amici.

Al punto che un giorno, dopo avermi dichiarato di non aver mai scritto gratis neanche una cartolina, mi offrƬ gratis una serie di articoloni inediti. Che, con somma gratitudine per lā€™autore, mi affrettai a pubblicare sul mioĀ Indipendente. Che – magia breriana -: guadagno in poco tempo 7-8 mila copie. Questo per dire che razza di fenomeno era Gianni. Mi dispiace che sia morto in quel modo, in auto dopo una cena con amici. Mi dispiace soprattutto che uno cosƬ bravo non ci sarĆ  mai piĆ¹ e io non potrĆ² giovarmene.

di Vittorio Feltri

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