Padre Alberto, fratello di Santa Gianna Beretta Molla, è Venerabile

Riconosciute le virtù eroiche del religioso cappuccino padre Alberto. Visse la giovinezza tra Milano e Bergamo, poi partì come missionario per il Brasile, dove per 33 anni fu medico dei corpi e padre delle anime

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Un nuovo passo importante per la causa di beatificazione di un Cappuccino nato nella nostra Diocesi si è compiuto ieri: papa Francesco ha infatti autorizzato la promulgazione del Decreto sull’eroicità delle virtù di padre Alberto Beretta.

Giovinezza tra Milano e Bergamo
Nato a Milano il 28 agosto 1916, Enrico – questo il suo nome di battesimo – è il settimo dei tredici figli, cinque dei quali morti in tenera età, di Alberto Beretta e Maria De Micheli, che hanno casa in piazza Risorgimento 10. Nel 1925 si trasferisce con la famiglia a Bergamo. La sua doppia vocazione nasce grazie all’incontro con padre Adriano da Zanica, cappuccino, missionario in Brasile. S’iscrive quindi a Medicina, continuando gli studi anche nel periodo trascorso a Genova.

Affianca allo studio la frequentazione del circolo teologico-culturale «Il Ceppo», fondato da padre Genesio da Gallarate nel convento cappuccino di viale Piave 7: lì conosce Marcello Candia (Venerabile dal 2014), del quale diventa amico.

Cappuccino e medico
Il giorno del funerale del padre, Enrico comunica alla famiglia la sua decisione: sarà cappuccino e medico a Grajaú, in una vastissima area del tutto sprovvista di assistenza medica. Parte per il noviziato, ma la guerra lo obbliga ad andare a Firenze per il corso allievi ufficiali. Dopo la caduta del fascismo, sceglie di nascondersi nella casa di famiglia a Viggiona, poi raggiunge il fratello Ferdinando in Svizzera.

Terminata la guerra, inizia la formazione nello studentato teologico di piazzale Velasquez a Milano: veste il saio nel febbraio 1948 e, in onore dei genitori, diventa fra Alberto Maria. Viene ordinato sacerdote dal cardinal Schuster il 13 marzo 1948; arriva a Grajaú, nel Maranhão, il 2 agosto 1949. Sei giorni dopo pronuncia parole che hanno il sapore di un programma di vita: «Il Signore accompagna da vicino qualsiasi anima. È lui il Salvatore di tutti. È lui, il Signore, colui che cura gli ammalati, noi siamo soltanto strumenti nelle sue mani».

L’attività medica riempie ogni sua giornata: si tiene aggiornato per fornire le migliori cure possibili specialmente ai malati oculistici e ai lebbrosi. Dedica comunque moltissimo tempo alle visite nei villaggi (le desobrigas), per potervi celebrare la Messa almeno una volta l’anno. Il 16 agosto 1964, con la professione perpetua, è accolto definitivamente nell’Ordine cappuccino.

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