3 milioni di italiani con disturbi alimentari

Cresce la componente maschile, "soprattutto nelle nuove generazioni", ma la stragrande maggioranza delle pazienti sono donne.

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Chi soffre in Italia di disturbi del comportamento alimentare? Non c’è un censimento o dati precisi, spiegano le associazioni. “Ma si stima che siano intorno a 3,5 milioni di persone, circa il 5% della popolazione”, ricordano all’Adnkronos Salute dalla Fondazione Fiocchetto Lilla. “Un numero enorme e in linea con quanto emerso anche da un report della Fondazione The Bridge su queste patologie in Lombardia e che parlava di quasi 500mila persone colpite dai disturbi del comportamento alimentare”, riflette uno dei fondatori Stefano Tavilla, che ribadisce anche l’allarme sull’età sempre più precoce di esordio.

“Più di 2 milioni si calcola siano i giovani sotto i 25 anni colpiti”. E sono under 25 anche tanti di quelli che muoiono. Perché, ripetono le associazioni mentre in questi giorni cresce la preoccupazione dopo l’azzeramento del Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari, “di anoressia, bulimia, binge eating e di tutte le sfumature meno conosciute di questi disturbi si muore ancora”. In Italia, secondo i dati ReNCam (Registro nominativo cause morte), veniva ricordato a fine 2023 dal Movimento Lilla, sono “circa 4mila le morti ogni anno per la mancanza di cure nel trattamento delle malattie del comportamento alimentare”. “Una fascia così larga di popolazione interessata da queste malattie non merita di avere un percorso autonomo di cura?”, si chiede Tavilla. Il problema si è ingigantito dopo il Covid.

A seconda delle fonti, si calcola che i casi siano aumentati del 30-40% (i ricoveri durante e dopo il lockdown erano saliti del 50%). Cresce la componente maschile, “soprattutto nelle nuove generazioni”, ma la stragrande maggioranza delle pazienti sono donne. E l’età scende ancora. “Parliamo spesso di bambini – osserva Maruska Albertazzi, attivista dell’associazione ‘Mi Nutro di Vita’ – Anche le cure per loro sono offerte in pochi centri, eppure circa il 20% delle diagnosi sono sotto i 14 anni, il 10% sotto i 12 anni. Ci sono diversi casi di bambini di 6-7 anni ed è difficilissimo gestire la cura perché è un’età in cui non si può fare la psicoterapia che si fa con gli adulti, è un lavoro diverso e molto più complesso, e serve personale specializzato. Così i viaggi della speranza delle famiglie continuano”.

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