Casorezzo, è il 18 agosto del 1986: molte famiglia del paese sono al mare in Riviera e coloro che sono a casa il pomeriggio di quel giorno assisteranno ad un evento incredibile, che ricorderanno per sempre. Sono le 18 di un tipico pomeriggio padano, il cielo è bianchiccio e l’afa è grande, un sistema temporalesco si avvicina dal Piemonte. Non sarà un temporale come gli altri: in pochi minuti il cielo si oscura e succede il finimondo: raffiche di vento forse sui 150 km/h si abbattono sul paese, accompagnate da una grandinata fitta e potente, che distrugge tutto. Di seguito la rievocazione di quella giornata, risalente a 38 anni fa, a cura di Marcello Mazzoleni.
“Il nostro viaggio tra gli anniversari dei fenomeni meteorologici estremi dall’Unità d’Italia ad oggi, in questo giorno fa tappa proprio qui nel nostro territorio: il mattino del 18 agosto 1986 si stava preparando quella che nelle ore pomeridiane sarebbe passata alla storia come “la grandinata di Casorezzo”.
Avevo 8 anni, ero già appassionato di meteo e annotavo le temperature e i fenomeni sui quaderni che conservo ancora. Quel giorno per Magenta ho scritto: “massima 32, minima 16 di sera, temporalone con bufera di vento, grandine, tapparelle bucate, hanno fatto vedere Casorezzo in televisione”.
La fascia più colpita è stata tra Asmonte, Ossona nord, Furato, Casorezzo, Arluno nord, Villapia e Villastanza di Parabiago. Grandine rimasta al suolo fino al mattino del 20 agosto con nebbia e paesaggio lunare, campi di mais rasi al suolo.
Per chi volesse approfondire, un ottimo lavoro è stato svolto dall’amico Andrea Bosoni del CML http://www.centrometeolombardo.com/…/temp…/casorezzo.htm
Già che siamo in tema di anniversari di episodi meteo estremi, per ogni giorno ce ne sono sempre diversi da ricordare e aggiungo quelli sul medio-alto versante adriatico, dove nei giorni dopo Ferragosto del 1976 numerose località sono state coinvolte da episodi alluvionali, a partire da Rimini e sino a Pescara, in occasione di una insistente circolazione depressionaria, che ha portato fenomeni rigeneranti di forte intensità. In totale in quei giorni si contarono dodici vittime tra Romagna, Marche e Abruzzo.
Tra le località più colpite troviamo Senigallia, dove il fiume Misa esondò per tre giorni consecutivi, tra il 17 e il 19 agosto 1976. Soltanto dall’Unità d’Italia ad oggi, Senigallia e il territorio circostante hanno vissuto ventidue alluvioni censite, in pratica in media una ogni sette anni. Ecco un link per approfondire: https://www.centropagina.it/…/42-anni-lalluvione…/….
Questa alluvione è una delle oltre cinquemila che ho in archivio dal 1861 ad oggi e che in totale hanno portato a oltre duecentotrentamila tra morti e dispersi sotto a fango e detriti. L’intensità e la frequenza di tali episodi è rimasta inalterata, fortunatamente con sempre meno vittime grazie ai progressi nelle attività di protezione civile, alle previsioni del tempo e alla lenta e relativa messa in sicurezza del territorio.
È in questi tre campi che andrebbero unicamente investite le risorse pubbliche, anziché sciuparle nell’attuazione di inutili e costose politiche con l’illusione di poter agire sul clima, che da quattro miliardi e mezzo di anni va avanti a mutare per i fatti suoi, governato dalle eruzioni vulcaniche, dall’attività solare e dalla precessione degli equinozi. A questo link possiamo trovare la sintesi delle proposte per un futuro davvero sostenibile, che sono stato tra i primi al mondo a sottoscrivere qualche anno fa: https://clintel.org/italy-wcd/
Tornerò nei prossimi giorni ad occuparmi di altri episodi, perché purtroppo c’è solo l’imbarazzo della scelta: solo conoscendo il passato possiamo vivere consapevolmente il presente e guardare con serenità al futuro”.
(foto tratte da centrometeolombardo.com)