Erano in tanti la mattina dello scorso sabato ad ascoltare, presso Casa Giacobbe, Mario Mauro, già Senatore della Repubblica Italiana, Ministro della Difesa del Governo Letta e Vicepresidente del Parlamento Europeo.
Oggetto dell’incontro la presentazione del suo libro ‘Viene la guerra’. Circostanza preceduta da una polemica in merito alla quale, in caso fossi ritenuta anche io un cane da guardia etc etc , vorrei comunicare che, a differenza del mio direttore, preferisco i gatti.
La premessa mi stava a cuore. Come pure all’illustre ospite chiarire, accingendosi ad argomentare l’affermazione di Papa Francesco a proposito di una Terza Guerra Mondiale parcellizzata in atto, di essere “una persona che vorrebbe spendere il tempo che gli rimane per il bene più grande: la pace”.
Ciò nonostante, o forse proprio per questo, parlare di guerra è inevitabile in un’epoca che conta 56 conflitti in corso, in un’epoca “in cui le convenzioni che regolano gli equilibri internazionali vengono abbandonate dalle Grandi Potenze” e “ in cui il rischio di un conflitto nucleare permane alto”.
“Se vogliamo capire il disordine mondiale dell’oggi, dobbiamo capire cosa è andato in crisi rispetto all’ordine mondiale precedente”.
E’ doveroso avere una chiara idea delle vicende internazionali e il loro riflesso sull’Europa.
La relazione di Mario Mauro è stata densa, articolata, segnata dall’apertura di ampie parentesi storiche: dalla Pace di Vestfalia, di Vienna, di Parigi … a Yalta, “accordi tra i vincitori che si spartiscono il potere del mondo, accordi che i vinti subiscono”.
Lui non l’ha citata, ma l’espressione “Guai ai vinti” dai tempi di Brenno a oggi non fa una piega (seppure amara).
Tornando agli accordi, in particolare a quello di Yalta del 1945. “Oggi non tiene più”, ha detto Mauro. Dobbiamo essere consci del fatto che “non siamo in un’epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento d’epoca”.
Altri importanti attori, oltre a USA e Russia (allora URSS) chiedono di sedere ai tavoli per trattare il nuovo ordine mondiale. Il politico ha citato in primis la Cina, l’India e a seguire l’Arabia Saudita, la Turchia, l’Iran, il Brasile, il Sud Africa.
“Sono tre i fattori che definiscono una Grande Potenza: tanti soldi, tante armi e, terzo, tanti figli … e quando un elemento viene meno ci si dà da fare per procurarselo. La popolazione dell’UE, che ora rappresenta il 7% di quella mondiale, concentra nel proprio territorio il 18% della ricchezza del pianeta. Volete che non ci sia il rischio che qualcuno venga a prenderselo? Ecco il perché del titolo ‘Viene la guerra’”, ha spiegato Mauro.
Quindi ha ricordato che Trieste dista 800 km dal confine occidentale dell’Ucraina, che dopo l’apertura delle trattative con gli USA la Russia ha disposto un’altra ingente mobilitazione di soldati, che il Governo polacco con un decreto ha aumentato l’organico delle forze armate, che la Finlandia ex lege ha 800 mila riservisti oltre ad aver minato tutto il confine con la Russia e che in Danimarca è in vigore la leva obbligatoria femminile.
“E’ importante che i popoli siano consapevoli di questi dati, affinché orientino le scelte di chi è responsabile di regolare i rapporti di forza tra le Nazioni … dobbiamo essere consci dei rischi, la quiescenza potrebbe significare che più della pace ci interessa essere lasciati in pace”. La situazione attuale è cruciale. La capacità dell’UE di incidere sugli equilibri internazionali è insignificante. Occorre una vera politica estera comune per una via europea alla pace, occorre crescere ed essere competitivi, occorre avere una difesa europea autonoma e ragionare con razionalità sul riarmo.
Questa la sfida che l’UE deve affrontare per essere un Grande Potenza. “Se non se non stiamo insieme siamo destinati all’estinzione”, ha concluso l’esperto politico richiamando l’immagine del topo mangiato dai gatti … Trump e Putin. (I miei gatti si sono offesi per il paragone).
Franca Galeazzi