Pensavi che la crisi di governo portasse subito al voto? Eri sicuro che Salvini avrebbe avuto la strada spianata per andare a nuove elezioni nel mese di ottobre? E invece…non è così automatico.
In Italia, la storia insegna, la richiesta di elezioni immediate, almeno da quando è nata la “Seconda Repubblica” che ha visto l’ascesa di Silvio Berlusconi, non ha sempre avuto esito positivo.
Il Presidente della Repubblica, per il ruolo che ricopre e le funzioni che gli vengono attribuite dalla Costituzione, proverà a trovare delle maggioranze alternative a quella formata da Lega e M5S, in modo da arrivare fino al termine della legislatura (prima della fine c’è da eleggere il suo successore, dettaglio da non dimenticare).
Se questo non sarà possibile ne trarrà le conseguenze e favorirà l’insediamento di un governo di orizzonte elettorale che possa guidare il Paese a nuove elezioni.
Non credo, invece, a un governo a scadenza che si occupi di approvare la manovra finanziaria (che, tra l’altro, prevederà l’aumento dell’iva senza il disinnesco delle clausole di salvaguardia) per poi esaurire le proprie funzioni e permettere di andare al voto.
Mai dire mai, per carità, ma chi si prenderebbe la responsabilità di appoggiare questo governo di scopo di durata così breve?
Renzi, con la sua truppa parlamentare in contrasto con il suo stesso partito, appoggerebbe il nascente governo pur di non andare al voto, ma non con elezioni da tenersi entro fine anno. Il suo orizzonte prevede che non si voti prima di otto-nove mesi. Il progetto di scissione dal PD (la sua “Azione Civile”, per la quale è già in corso un litigio con l’ex Pm Antonio Ingroia per il nome) è pronto, ma ha bisogno di tempo. Ecco il perché della sua apertura a un governo con i grillini, nonostante avesse sempre detto no a qualsiasi forma di dialogo con il M5S.
Ma veniamo alla parte numerica. Quanti parlamentari servono per avere una maggioranza in parlamento e poter proseguire la legislatura, insediando al contempo un nuovo governo?
Secondo alcuni calcoli del Corriere della Sera, a questa nuova e inedita maggioranza dovrebbero aderire: tutto il M5S (espulsi e fuoriusciti passati al gruppo misto compresi), la parte del PD fedele a Renzi, i cespugli della sinistra, l’area della Bonino e…Forza Italia. Quindi l’ago della bilancia risulta essere il partito di Berlusconi.
Ecco perché Salvini, che aveva inizialmente detto di voler correre in solitaria, salvo poi far marcia indietro dopo aver capito l’andazzo, ha chiamato l’amico Silvio per chiedergli di non fare scherzetti. Sia Berlusconi che la Meloni, che non hanno intenzione di concedersi per nulla (ognuno fa i suoi conti), hanno chiesto un’alleanza formalizzata prima del voto e non dopo, come avrebbe inizialmente voluto Salvini. Sembrerebbe, quindi, che solo una rinnovata alleanza del vecchio centrodestra (stavolta a trazione salviniana) potrebbe scongiurare il formarsi di una maggioranza alternativa, che Salvini vedrebbe come fumo negli occhi (nella terzultima newsletter, alla fine, ho spiegato perché).
“Come si comporterà, quindi, Forza Italia?”, si chiedono in molti. Io ho l’impressione che la domanda sia sbagliata. Mi chiederei, piuttosto: “Come si comporteranno i parlamentari di Forza Italia?”Berlusconi non ha più la capacità di controllo di un tempo e, visti i sondaggi, in caso di elezioni anticipate, in molti non verrebbero più ricandidati e rieletti. Dando per quasi sicuri i soliti colonnelli e pochi fidati, quindi, come si comporteranno quelli che non potranno avere garanzie di ritorno?
Siamo in presenza di un gioco di incastri che diverrà più chiaro da qui alla fine del mese.
Matteo Spigolon, Fondatore di Fabbrica Politica