I bookmakers danno favorito Jannik Sinner. Ma la quota attribuita a Daniil Medvedev non può lasciare tranquilli i supporter dell’azzurro. Come giusto che sia, considerando com’è finita a Wimbledon non più tardi di un mese fa, quando a prevalere è stato il moscovita (si può dire che è russo?) sulla superficie che lo penalizza più di quanto non la subisca Sinner. Però, prima di Londra, Jannik aveva inanellato una striscia positiva fino a sfiorare il pareggio negli head-to-head che per diverso tempo avevano sorriso al forte e leggermente più ‘anziano’ rivale.
Insomma, al di là delle valutazioni degli scommettitori professionisti, sembra essere la più classica delle partite non pronosticabili perché governate dall’esito di una piccola manciata di punti. Qualche secondo di orologio all’interno di un match magari lungo ore in grado di far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Il bello del tennis. Qualche indizio tecnico può essere utile ad azzardare previsioni almeno sulla carta credibili.
I primi quattro match, per entrambi, hanno detto che la condizione è ottimale. Avversari morbidi, gestione sapiente delle energie, vittorie senza inutili patemi. Il solo Paul avrebbe potuto causare a Sinner qualche grattacapo in quanto ottimo giocatore, padrone di casa e pure in fiducia. Invece, per Jannik, un primo set altalenante vinto con il solito tie-break chirurgico, un secondo in controllo e la valanga nel terzo a chiudere la pratica. Fine dei giochi.
Davvero poco significativi i match di Medvedev, causa divario di lignaggio tennistico, per tirare qualche somma ma la sensazione epidermica è che il suo gioco sia perfettamente centrato. Del resto, New York evoca in lui ricordi dolcissimi legati al primo e unico Slam messo in bacheca fino ad ora. Massacrando Djokovic, tra l’altro. Volendoci sbilanciare, un centimetro meglio Medvedev fino a qui ma Sinner è parso in progresso.
Il match è un copione già visto. Chissà se Daniil si ricorderà che un passo avanti in risposta può essere la sua arma vincente per mettere pressione al servizio dell’azzurro che, viceversa, rischia di fare sfracelli con le traiettorie ad aprire il campo. E chissà se Jannik si ricorderà che l’abitudine del russo a stare lontano dalle righe può essere punita con un surplus di aggressività e, perché no, di variazioni. Quindi drop shot e presa della rete. Dettagli che in un contesto di granitico equilibrio possono, appunto, incasellare il match. Di qua o di là .
Gli addetti ai lavori sono divisi. Chi è più forte se, ipoteticamente, per entrambi il livello esibito coincide con il rispettivo massimo possibile? Tutti e due non eccellono per capacità di cambiare le carte in tavola, sempre con riferimento al gotha della disciplina, ma a nostro avviso Sinner ha una migliore capacità di esplorare il gioco fuori dalla sua zona di comfort e Medvedev nei pressi della rete non vale la Top 50, forse pure meno. Chissà che non possa essere proprio questo il famoso ago.
Morale, per dirla alla Tommasi, il miglior Sinner in linea teorica si fa preferire al miglior Medvedev. Poi però c’è il campo a dire la sua e, sempre parafrasando il Maestro Rino, i pronostici li sbaglia soltanto chi li fa. Per il Us Open: verso Sinner-Medvedev
I bookmakers danno favorito Jannik Sinner. Ma la quota attribuita a Daniil Medvedev non può lasciare tranquilli i supporter dell’azzurro. Come giusto che sia, considerando com’è finita a Wimbledon non più tardi di un mese fa, quando a prevalere è stato il moscovita (si può dire che è russo?) sulla superficie che lo penalizza più di quanto non la subisca Sinner. Però, prima di Londra, Jannik aveva inanellato una striscia positiva fino a sfiorare il pareggio negli head-to-head che per diverso tempo avevano sorriso al forte e leggermente più ‘anziano’ rivale.
Insomma, al di là delle valutazioni degli scommettitori professionisti, sembra essere la più classica delle partite non pronosticabili perché governate dall’esito di una piccola manciata di punti. Qualche secondo di orologio all’interno di un match magari lungo ore in grado di far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Il bello del tennis. Qualche indizio tecnico può essere utile ad azzardare previsioni almeno sulla carta credibili.
I primi quattro match, per entrambi, hanno detto che la condizione è ottimale. Avversari morbidi, gestione sapiente delle energie, vittorie senza inutili patemi. Il solo Paul avrebbe potuto causare a Sinner qualche grattacapo in quanto ottimo giocatore, padrone di casa e pure in fiducia. Invece, per Jannik, un primo set altalenante vinto con il solito tie-break chirurgico, un secondo in controllo e la valanga nel terzo a chiudere la pratica. Fine dei giochi.
Davvero poco significativi i match di Medvedev, causa divario di lignaggio tennistico, per tirare qualche somma ma la sensazione epidermica è che il suo gioco sia perfettamente centrato. Del resto, New York evoca in lui ricordi dolcissimi legati al primo e unico Slam messo in bacheca fino ad ora. Massacrando Djokovic, tra l’altro. Volendoci sbilanciare, un centimetro meglio Medvedev fino a qui ma Sinner è parso in progresso.
Il match è un copione già visto. Chissà se Daniil si ricorderà che un passo avanti in risposta può essere la sua arma vincente per mettere pressione al servizio dell’azzurro che, viceversa, rischia di fare sfracelli con le traiettorie ad aprire il campo. E chissà se Jannik si ricorderà che l’abitudine del russo a stare lontano dalle righe può essere punita con un surplus di aggressività e, perché no, di variazioni. Quindi drop shot e presa della rete. Dettagli che in un contesto di granitico equilibrio possono, appunto, incasellare il match. Di qua o di là .
Gli addetti ai lavori sono divisi. Chi è più forte se, ipoteticamente, per entrambi il livello esibito coincide con il rispettivo massimo possibile? Tutti e due non eccellono per capacità di cambiare le carte in tavola, sempre con riferimento al gotha della disciplina, ma a nostro avviso Sinner ha una migliore capacità di esplorare il gioco fuori dalla sua zona di comfort e Medvedev nei pressi della rete non vale la Top 50, forse pure meno. Chissà che non possa essere proprio questo il famoso ago.
Morale, per dirla alla Tommasi, il miglior Sinner in linea teorica si fa preferire al miglior Medvedev. Poi però c’è il campo a dire la sua e, sempre parafrasando il Maestro Rino, i pronostici li sbaglia soltanto chi li fa. Per il nostro, rivolgersi al Direttore.