Una giornata davvero particolare per Don Celestino Zedda quella 27 febbraio del 1901 quando a Milano venne traslata dal cimitero Monumentale nella Casa voluta per i musicisti, la salma del grande compositore Giuseppe Verdi. Tra il pubblico c’era lui, alzatosi all’alba e arrivato da Pontevecchio con il ‘Gamba de legn’. Una macchina fotografica portatile come pochissime se ne vedevano all’epoca per immortalare uno dei momenti più importanti della storia milanese. Dalla foto scattata dal sacerdote inizia tutto il percorso che Carlo Nosotti racconta ricostruendo la vita dell’uomo e del sacerdote milanese intrecciata a quella dei parrocchiani magentini come descritto e documentato nel libro “Le radici dell’Edera: Fedeltà e Rinascita nel cuore di un sacerdote. Vita di don Celestino Zetta, coadiutore, giornalista, fotografo (1872–1921)”, edito da La Memoria del Mondo.
Così, con quello scatto fotografico, don Celestino Zedda entra nella storia. “Un plauso a Carlo Nosotti, giovane studioso di storia locale, cosa che non esiterei a definire un miracolo”, lo aveva presentato poco prima Carlo Morani. “Già relatore per l’Università del Magentino – come ha ricordato il presidente Giuseppe Rescaldina, – Nosotti rappresenta una rarità”.
Martedì sera a Casa Giacobbe, dunque, grazie al libro è stata un’occasione per riscoprire le radici di una figura sacerdotale ricca di passione, impegno e spiritualità vissuta e profusa anche nel nostro territorio. Subito dopo l’ordinazione nel Duomo di Milano, infatti, don Zetta era arrivato nel 1896 come coadiutore a Pontevecchio di Magenta, dove rimase per otto anni imprimendo una svolta pastorale, sociale e culturale nelle vite dei suoi parrocchiani.
Grande la passione di Nosotti per la storia locale che lo porta “per archivi e cimiteri” e grande la passione del sacerdote per il giornalismo. Don Zetta aveva una grande capacità di raccontare e descrivere e l’autore della biografia si sofferma su un documento: è la descrizione del cimitero di Magenta che per chi, magentino, legge oggi diventa uno sguardo e un saluto ai propri antenati. Perché il sacerdote appare molto preparato sulla cultura e la storia cittadina, ma esprime anche una competenza artistica di alto livello.
Tra foto e documenti, la narrazione segue gli spostamenti del sacerdote, che nel 1904 è trasferito a Carpiano prima di tornare nella sua natia Milano in zona Brera, dove muore all’età di 49 anni.
Presenti a Casa Giacobbe per questo evento contenuto nel programma del Giugno Magentino, anche l’assessore Maria Rosa Cuciniello e il presidente del consiglio Luca Aloi, oltre a numerosi giovani che, come aveva sottolineato il presidente Pietro Pierrettori, “rappresentano la ricchezza indispensabile della storia e dell’associazionismo del territorio e che Pro Loco Magenta sostiene nelle loro iniziative”.