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Un marzo “Civico” al Quasimodo, dove teatro e testimonianze stimolano la riflessione

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Il 6 marzo la Giornata dei Giusti, l’11 la Giornata delle vittime del terrorismo, il 21 il ricordo delle vittime di mafia: “per scoprire la persona dietro le etichette di “vittima” e “carnefice”, perché la vera giustizia è responsabilità”.

MAGENTA – Date importanti per la nostra storia e per la crescita delle giovani generazioni si snocciolano nel mese che contiene il senso della speranza e della rinascita. Ed è puntando su queste significative ricorrenze che a scuola l’Educazione Civica si fa materia ancor più concreta e vissuta.
Così è stato al liceo “Quasimodo” dove proprio in queste settimane si sono portati a compimento diversi percorsi incentrati sul tema della Giustizia e della Legalità.

La Giustizia riparativa.
Il percorso svolto sulla Giustizia riparativa in collaborazione con il Centro Asteria ha visto incontri a scuola e a Milano con la prof.ssa Mariangela Torrente, esperta del tema, Franco Bonisoli, ex brigatista, Manlio Milani e Giorgio Bazzega, familiari di vittime del terrorismo. Un percorso, come spiega la professoressa Federica Franchi, docente di Italiano e Latino e referente dei progetti, che “vuole andare a smontare alcuni pregiudizi e una sete di giustizia che rischia di sfociare nel giustizialismo”. È interessante quindi “mostrare un paradigma diverso, che le ultime riforme puntano ad integrare col nostro sistema giuridico e il discorso teorico e storico è stato supportato dall’incontro con i testimoni; in questa chiave il messaggio è arrivato con molta intensità”.

La visita al carcere di Opera.
Con l’ingresso nella casa di reclusione di Opera realizzato in collaborazione con l’associazione Kerkis, gli studenti hanno assistito prima alla rappresentazione di “Per l’invalido” di Lisia e “Agamennone” di Eschilo e alla successiva discussione.
“L’ingresso in carcere è un’esperienza unica in sé – spiega la prof. Franchi -: i controlli, il rumore delle chiavi, gli sguardi curiosi e fugaci sui detenuti, la scoperta di quella quotidianità e poi… l’effetto straniante! Quel detenuto ‘che sembrava così simile a me, ha a suo carico delitti gravissimi”. Un forte impatto registrato anche dai commenti dei ragazzi e delle ragazze che hanno partecipato con curiosità ma anche un po’ di timore: “Un’esperienza davvero insolita; molte erano le guardie penitenziarie che giravano nella sala e ci facevano sentire al sicuro; non appena sono entrata all’interno del carcere ho sentito un brivido lungo la schiena, non è stata emotivamente un’esperienza facile, ma interessante”.

La testimonianza diretta di Marcelle Padovani.
Si è svolto invece nella sala Consiliare di Magenta l’incontro con Marcelle Padovani per concludere le celebrazioni in memoria di Giovanni Falcone, “un momento particolarmente interessante, durante il quale abbiamo avuto la possibilità di incontrare e parlare con una persona che è stata in stretto contatto con uno dei più grandi magistrati”, è stato il commento dei ragazzi presenti.
“L’incontro con la giornalista Padovani ha incuriosito perché ci ha aiutato a portare Falcone dal piano dell’eroismo a quello della familiarità. Molte le curiosità rimaste sul tappeto, indotte da quel complottismo a cui i mass media ci inducono”, conclude la prof. Franchi.
Occasioni diversamente intense, per permettere ai ragazzi di “scoprire la persona dietro le etichette di “vittima” e “carnefice”, perché la vera giustizia è responsabilità”.

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