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Tutto esaurito per Massimo Ranieri che ‘si racconta’ a Lugano- di Monica Mazzei

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LUGANO (Svizzera)- – Nemmeno una poltrona vacante, in occasione del ritorno del più grande sognatore della musica italiana. Al LAC di Lugano uno show in piena regola, fatto di tantissima musica e tantissime parole. Non una sbavatura od una stecca, in una esibizione generosissima, durata quasi tre ore! Grazie Massimo!

Ascoltare parlare Massimo Ranieri è imparare la lezione di vita di un uomo dotato quasi di un super potere: quello di andare oltre le circostanze, grazie ad una energia incredibile, ad un ottimismo che è pura fede. Merita tutti gli onori: talento incredibile, capacità inesauribili come intrattenitore e narratore ed una voce a dir poco straordinaria. Ed il dubbio che tutto ciò sia il frutto di una rara passione per il proprio lavoro.
Ma non solo questo: ascoltarlo è fare un viaggio nel tempo ed i suoi costumi, in prima classe. E non fa mai male per gli appassionati.

Massimo Ranieri si presenta sul palcoscenico per questo tour, che prende avvio dall’album di inediti uscito a novembre scorso, “Tutti i Sogni ancora in volo”, con 9 elementi, ossia 9 musicisti di varia natura sonora.

Nel suo entusiastico ed emozionante live spazia in vari generi e ripercorre sia i più vecchi e celebri brani, quali “Erba di casa mia”; che gli inediti, senza dimenticare il fiore all’occhiello “Perdere l’amore”, che gli valse la qualifica di vincitore a Sanremo 1988.

Non sono mancate nemmeno perle della canzone come “Tu vuo’ fa’ l’americano” di Renato Carosone.

Massimo inizia subito ringraziando davanti al suo innamorato pubblico, tutti i cantautori che hanno contribuito al suo nuovo disco, che era in un cassetto da quasi 28 anni.

Ricorda inoltre a tutti, che il titolo dell’album è il medesimo del suo nuovo libro.
“Tutti i sogni ancora in volo”, fa notare, è la frase più celebre della sua canzone più famosa. Certo: si riferisce indubbiamente a “Perdere l’amore”.

“Sognare è un modo di vivere”, ha detto, “E i sogni devono continuare a volare sempre”.

Ripercorre le difficoltà e la povertà nelle quali nacque. Per lui sognare era quasi un divieto, ma un giorno lui si disse: “Ora sono stufo! Voglio sognare anche io: è gratis!”.

“Il sogno è innato nella natura umana”, ha continuato, “E la cosa bellissima è che, per quanto a volte sia necessario, soprattutto nelle odierne problematiche che viviamo oggi nel mondo, restare con i piedi per terra… Fantasie e realtà possono convivere senza recarsi disturbo. A tal proposito, qualcuno disse che ‘siamo fatti della stessa materia dei sogni’!”.

Massimo è consapevole di essere un uomo fortunato, perché ha potuto realizzarli tutti, sia in amore che nella carriera. A tal proposito ammette che un paio di compagne ebbero da ridire: “Lo ammetto: sono un gran traditore!”, ha dichiarato con fare sornione. Ma poco dopo aggiunge che i suoi “tradimenti” sono stati compiuti solo con il lavoro, che l’ha portato sempre lontano ed ad esserci poco. Per le sue compagne le sue assenze non sono state sempre accettabili.
“Per me stare sul palco è come fare l’amore! Perché io sono sempre innamorato e voglio innamorarmi ancora! Anzi, vi dirò di più: io sono uno innamorato dell’amore!”.

“Quando ho messo per la prima volta piede su un palcoscenico, era il lontano 1964. Da allora ho cantato quasi 500 canzoni, il cui 95% ruota sull’amore. E qualcuno spesso mi ha detto che mi piace vincere facile, che l’amore fa vendere… No, non è per questo. È che l’amore è tutto ciò che conta nella vita!”.

Riferisce altri aneddoti, Massimo. Come quella volta che voleva cantare un brano di Modugno, “Resta cu ‘mme” (nominandolo, rivolge al cielo uno sguardo pieno di affetto e nostalgia), che recitava “non mi importa chi t’ha avuta”, che a dire di Massimo, rappresenta la più grande espressione d’amore verso una donna. Ma ai tempi non si poteva, e la censura della RAI fu insormontabile, sicché dovettero modificare quella frase. Modugno dichiarò che i tempi erano cambiati ed era ora di abbandonare vecchi dettami.

Prima della conclusione, rivolge un omaggio a Totò Savio, suo celebre autore; a Strehler per avergli insegnato con sacrificio e devozione cosa voglia dire recitare (ricordo che Massimo è anche un grande attore è proprio a Lugano si è esibito nel 2014 ed io c’ero!); ed al più grande paroliere francese di tutti i tempi, scomparso: Charles Aznavour.

Grazie ancora, Massimo! Alla prossima.

Monica Mazzei
Freelance culturale
[email protected]

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