Turbigo-Galliate, terre di confine: le dogane

Quest’anno la Guardia di Finanza compie 250 anni. Una storia lunga che ha lasciato tracce sul nostro territorio in quantoTurbigo e Galliate sono stati per secoli paesi di confine.

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Quest’anno la Guardia di Finanza (Gdf d’ora in poi) compie 250 anni. Una storia lunga che ha lasciato tracce sul nostro territorio in quantoTurbigo e Galliate sono stati per secoli paesi di confine. E, tra i tanti compiti della Gdf, c’era e c’è ancora quello della difesa delle frontiere e della lotta al contrabbando.
Infatti, la Gdf, nasce nel 1774 nei ristretti confini del Regno Sardo quale polizia doganale, divenuta nei primi del Novecento polizia tributaria e presidio dell’Erario statale e che, all’inizio degli anni Duemila, ha assunto un ruolo di polizia economico-finanziaria, con spiccata proiezione internazionale.
La nostra storia si ferma all’Unità d’Italia quando la ‘Dogana austriaca’ (così è chiamata ancora oggi l’insediamento turbighese in rovina di cui pubblichiamo la foto) esaurì la sua funzione storica per l’annessione della Lombardia al Piemonte a seguito della seconda guerra d’indipendenza che ebbe uno dei suoi momenti fondamentali proprio a Turbigo (3 giugno 1859). Senza dimenticare però il contributo dato dalla Gdf alle lotte del Risorgimento e ricordando che la completa militarizzazione fu raggiunta solamente nel 1907 con la concessione delle stellette a cinque punte. Prima di allora i finanzieri erano chiamati ‘preposti’ un’ambiguia figura di soldato-funzionario.
L’Osteria al Segno dell’Annunciata
L’antica Osteria, punto di riferimento sulla strada che conduceva al porto sul Ticino, dava vitto e alloggio ai viandanti sin dal Cinquecento e fu proprietà dei Piatti, Landi, Doria, marchesi di Caravaggio, fino ad arrivare ai Bussola, le cui spoglie (ceneri) sono presenti nel primo campo nel cimitero civico. Nella parte ancora oggi esistente (in condizione pericolose) si fermavano le carrozze per la sostituzione dei cavalli, in quanto su tale strada si svolgeva anche il Servizio Postale ed era punto di riferimento per i messaggi diretti al Comune.
L’hospitium all’interno dell’Osteria era di grandi dimensioni. Oltre a dare alloggio ai viandanti aveva anche due scuderie per il cambio dei cavalli. C’era anche un forno per la produzione e la vendita del pane da parte di un prestino. L’Osteria rendeva parecchio, specialmente per il commercio del vino prodotto in paese con l’ausilio di un Torchio e conservato nelle cantine dell’Osteria ancora oggi visibili sotto il piano stradale. Un affresco dell’Annunciata (staccato nel 1980 dai proprietari), mutuato dalla tela cinquecentesca presente nella chiesa parrocchiale, ha dato il nome all’Osteria. La bottega era collegata direttamente con il ponte tramite un balcone che fungeva da ingresso. Abbiamo notizie d’archivio che nel 1737 il gestore era un tale Pietro Casolo, mentre nel 1806 era Paolo Corbella e nelle carte successive compare un certo Giuseppe Bellomo, famiglia di cui esiste la tomba al cimitero. Nella seconda metà dell’Ottocento, l’area in questione, era un ‘quartiere’ del Turbigh in Giò. ‘Bettola’ è chiamata negli ‘Stati delle Anime’ del tempo.
LA DOGANA AUSTRIACA IN TERRITORIO TURBIGHESE
Nel 1798, in esecuzione della riforma della Legge Daziaria, gli uffici di confine con gli Stati sardi furono nuovamenti determinati. Dalle cosiddette ‘Ricevitorie principali’, dipendevano quelle sussidiarie com’era quella di Turbigo che dipendeva da Boffalora. Dalla Guida Statistica della provincia di Milano, (Milano, 1854) sappiamo che alla dogana di Turbigo c’erano: Carlo Porta, ricevitore; Giovanni Faccioli, controllore; Luigi Mauri, assistente; Caronne Carino, assistente al posto d’avviso. Una parte della cosiddetta Dogana (proprietà Bussola F.lli q. Fedele) era quindi riservata alla ‘Ricevitoria’ e composta da: 5 vani sotto (piano terra) 4 superiori + stalla, fienile, rimessa. Affittati alla Regia Finanza a £. 500. Di fianco si trovavano: rimessa grande, scuderia, rimessa piccola.
Altri sei locali erano utilizzati dall’Osteria e altri dieci superiori come magazzino.( Archivio di Stato di Milano, Fondo Catasto 1828-1850, Cartella 8675, mappale 358).
LA VECCHIA DOGANA SARDA IN TERRITORIO GALLIATESE
Le ‘Vecchia Dogana’ sulla ‘Costa Grande’ in territorio di Galliate, nome acquisito dalla ‘Tabernae Zara’, un ristorante che prese vita negli anni Novanta del secolo scorso, proprio perché recuperò in parte le vestigia del vecchio fortilizio erette al tempo della definizione dei confini, con barriere doganali con il Lombardo-Veneto (1743), ma successivamente ampliata al tempo della Restaurazione, quando fu costruita anche quella di Turbigo. Da allora e sino all’Unità d’Italia iniziò il contrabbando tra le due sponde del fiume che ebbe un rigurgito durante gli anni 1943-45 della seconda guerra mondiale.
NB. In relazione ad un precedente articolo pubblicato sul tema ci scrisse un certo‪ Silvio Fossati dicendo: “‬‬‬‬‬‬‬‬‪ Il mio trisnonno di cognome Fossati, proveniente da Vittuone (Mi), era al servizio nella dogana a Galliate e timbrava le bollette di passaggio degli ambulanti. Da allora la nostra famiglia porta il soprannome di BULATÎ: colui che bollava!‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬

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