Non ricordo da tempo immemore di aver visto la chiesa così gremita, tanto da non lasciare spazio, neppure in piedi, per tutti i fedeli che desideravano partecipare insieme a lui al suo insediamento.
È stato davvero molto emozionante vederlo arrivare, preceduto dalla banda e da “un esercito” di sacerdoti, giunti da tutte le parrocchie del decanato, per sostenerlo, per festeggiarlo, e per concelebrare con lui.
Poter osservare da vicino lo sguardo di Don Marco mentre per 3 volte ha bussato sulle porte della Chiesa, in attesa che venissero spalancate, è stato intenso: ha dato di sì l’immagine di un uomo serio, concentrato, con il pragmatismo tipico del brianzolo ma anche con un profondo senso di trascendenza e di attaccamento alla fede, che prendeva possesso per la prima volta della ‘sua’ chiesa.
Visibilmente emozionato, ha affascinato tutti i parrocchiani con i suoi gesti decisi, con la ritualità antica legata alla celebrazione ma con il piglio giovane, attuale ed entusiasta dei suoi modi.
Durante l’omelia, dopo aver citato un brano di Guareschi, dove Don Camillo celebrava la messa nonostante vi fosse in atto un alluvione, come ad indicare la chiesa ed il campanile come luoghi da cui deve partire la speranza,
ha spiegato ai fedeli il motivo per cui durante l’elevazione si trattiene sempre qualche secondo.
In quel momento, ha detto Don Marco, citando San Giovanni, è come se in chiesa apparisse uno squarcio del cielo.
E quello squarcio è così suggestivo e necessita della giusta attenzione.
Più volte, citando il Vangelo di ieri, ha sottolineato che il Signore fosse presente con tutti noi in quell’istante, ed ha invitato tutti a vivere con gioia.