Si sono difesi dalle accuse anche gli ultimi agenti della Polizia penitenziaria interrogati ieri dal gip di Milano Stefania Donadeo nell’inchiesta della Procura con al centro presunti maltrattamenti e torture nel carcere minorile Beccaria ai danni di detenuti di 15, 16 e 17 anni.
Oggi, in particolare, sono stati ascoltati altri quattro poliziotti, sospesi con misura cautelare così come altri quattro colleghi sentiti ieri. La linea di difesa (tre stamani hanno risposto alle domande, mentre uno si è avvalso della facoltà di non rispondere) ricalca, in sostanza, quella degli agenti interrogati la scorsa settimana che sono finiti in carcere, 13 in totale, otto giorni fa. Si sarebbe trattato, secondo le versioni difensive, di “interventi contenitivi” nei confronti di detenuti “problematici”, ossia di reazioni a comportamenti dei minori.
Gli agenti sentiti oggi, in particolare, per i quali è stata disposta la sospensione “dall’esercizio del pubblico ufficio ricoperto”, come ricostruito dal giudice nell’ordinanza, non hanno messo in atto materialmente le violenze, ma “con la loro presenza hanno rafforzato il proposito criminoso” o comunque “non hanno impedito l’evento”, ossia i pestaggi.
Intanto, gli inquirenti devono sentire ancora una decina di ragazzi, tra i quali diverse altre presunte vittime delle botte e delle torture ipotizzate, e poi ancora il personale sanitario e gli educatori. Si indaga, infatti, oltre che su presunte coperture ed omissioni, anche su altri casi di violenze, almeno quattro o cinque e c’è da tenere conto poi che, dopo gli arresti e che il caso Beccaria è esploso, altri detenuti coi loro legali si sono fatti avanti per raccontare dettagli a verbale. (