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Torna l’incubo cinghiali nell’Est Ticino: colpita la Bullona di Magenta

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PONTEVECCHIO DI MAGENTA – “Queste sono fotografie di oggi. Sono le nostre campagne devastate dai cinghiali. In una erano anni che avevamo un prato da cui si ricava il fieno per gli animali; ora il prato è distrutto. Nell’altra stava crescendo il frumento da cui si ricavano farine anche per il nostro ristoro. Fino all’anno scorso gli enti preposti ci rifondevano di questi danni utilizzando il denaro delle licenze di caccia presumo,  naturalmente dopo perizia di tecnici. Ora la regione ha comunicato che se non si appongono recinti elettrici a protezione ed a nostro carico non possiamo accedere a tale opportunità. I recinti elettrici da noi li mettono le aziende che utilizzano le campagne e i coltivi per fare energia, non cibo, e che già prendono denaro dagli stessi enti per energie alternative alle fossili e riescono a investire anche su questo. Recintiamo il mondo!”.

 

 

 

 

 

 

 

Il lamento (sacrosanto) è di Stefano Viganò, titolare di cascina Bullona, realtà immersa (non per dire) nella parte più bella del Parco Ticino.

I cinghiali sono una piaga per tutto l’est Ticino, da anni. Ad Abbiategrasso due anni fa ne è arrivato uno fino a viale Mazzini, a Turbigo persino in un bar dell’Allea centrale.

Oltre al danno c’è stata anche la beffa sul  risarcimento collegato alla necessità di costruire delle recinzioni elettriche.

Nel territorio lombardo si stima siano presenti non meno di seimila cinghiali in particolare concentrati nelle province di Bergamo, Brescia, Milano Como, Lecco, Sondrio e Varese e più di 4 mila nella zona appenninica della provincia di Pavia. Dal 2004 al 2015 sono stati registrati oltre 6500 eventi dannosi alle produzioni agricole (dato che si limita ai danni denunciati) e a titolo di indennizzo sono stati erogati oltre 2 milioni e 500 mila euro.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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