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Terry O’Brien – “Desperados” (2023) by Trex Roads

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

La ricerca di nuova musica di cui innamorarmi e che poi consiglio con i miei articoli, i miei post su Instagram e (a brevissimo) con la mia trasmissione Trex Music Club per la radio web WCN, è un “lavoro” senza sosta e senza confini.
La musica che amo è quanto di più americano potete pensare. Anche il modo di fare, pensare e produrre la musica è propria degli Stati Uniti: quel sentimento che tutti ce la possono fare, che se hai talento avrai un’occasione si respira fra le strade di Nashville, di Fort Worth, di Tulsa o fra i Monti Appalachi.

Ci sono persone, compreso il sottoscritto, che amano a tal punto questa musica e tutti i sentimenti che si porta dietro da sentirsi un pochino americani dentro. Un’affinità elettiva che porta l’anima a sentirsi parte di quella scena musicale e anche di vita.
Io nel mio piccolo metto al servizio di questo sentimento il mio amore per la scrittura e quindi scrivo di quegli artisti per farli conoscere, non avendo talento musicale: ognuno fa ciò che può giusto?
Mentre chi è baciato dal talento che si respira nell’aria del deserto del Texas o delle valli del bellis-simo Kentucky, cerca di fare di tutto per vivere il proprio sogno americano, anche se vive in un pic-colo paese francese a migliaia di chilometri dai locali di Nashville.
Quindi non lasciatevi ingannare dalla barba jinksiana e dal nome un po’ american-irish, il mio caro amico Terry O’Brien è francese e proviene da una famiglia che ha l’arte della musica nel suo DNA.

Dico “amico” perchè ormai io e Terry frequentiamo da un po’ gli stessi gruppi di Facebook che spargono il verbo della musica indipendente americana. Il tutto cominciato con il grande Cody Jinks e poi ingranditosi in maniera pazzesca in tutti gli Stati Uniti e oltre.
Lo stesso disco che oggi porto alla vostra attenzione, il suo terzo disco in 3 anni, è la massima espressione di questo amore che ha varcato i confini, nonostante sia un amore per una musica prettamente “locale” e legata alle storie di quelle terre. Forse proprio per questo è così amata, per-chè alle latitudini europee non esiste una musica così “vera”, che parla alla gente e fatta dalla gente normale.
Desperados come vi dicevo è il suo terzo disco e finora l’evoluzione musicale è stata costante: da un disco (di cui vi avevo parlato qui: https://ticinonotizie.it/terry-obrien-desolation-road-2021-by-trex-roads/ ) acustico e asciutto, fino ad arrivare ad un disco pieno zeppo di collaborazioni, an-che internazionali, assieme ad amici provenienti da Svizzera, Brasile, Stati Uniti, Olanda e Germa-nia. Un mix che piace e che ci regala 15 pezzi che potrebbero essere stati pensati e registrati in Texas e sembrare “autoctoni”.
Il brano di apertura, Devil’s Cry, sembra preso dalla colonna sonora di un moderno film western, dove la intensa voce di Terry ci accompagna fra i canyon e la polvere assieme alla altrettanto in-tensa voce del suo amico Sebastian Mella.
Best of Friends è un brano quasi honkytonk e le due voci, con lui il suo carissimo amico musicista Cherokee Cruz, si intrecciano perfettamente in questo brano di celebrazione della vera amicizia. Splendido il lavoro delle chitarre.
Le canzoni andrebbero davvero citate tutte e i partecipanti a questo disco divertente, fresco e ben suonato celebrati per lo splendido lavoro.
La ballata Beautiful Day è una delle più bella, ma anche spiazzanti. Perchè spiazzanti? Per la presenza della bellissima voce del suo amico brasiliano Elton Lu che canta in portoghese, creando un duetto veramente riuscito.
La mia preferita è Rockin’, un country rock dall’animo texano arricchito dalla voce e la chitarra di Lastro Voc, un brano che sembra provenire da una radio di Nashville, della parte buona di Nashville ovviamente.
Mountain Town sfocia invece nel bluegrass e il suono del banjo (strumento che adoro) di Gilles Rezard è un tocco davvero delizioso e l’aria dei Monti Appalachi solca l’Oceano e si adagia sulle coste francesi.

Un’altra delle mie preferite è Old Man, dove il country folk abbraccia le sonorità da cui molto del sound americano è comunque ispirato e cioè quel suono irish che esce dagli speaker è proprio quello di uno strumento tipico della musica celtica. Però l’anima è americana, è country, è musica indipendente di qualità.
Il disco va apprezzato e ascoltato nella sua interezza e mi scuso con gli altri artisti presenti nel disco se non ho citato tutte le canzoni, ma davvero vale la pena di scoprire un bellissimo disco indipendente fino al midollo e quindi bisognoso più che mai del passaparola.

Citazione di merito per il bellissimo assolo finale di My Daddy’s Eyes e per la splendida parte vocale di Lindsay O’Connor in So Blue.
Se vi ha incuriosito e se ciò che ascolterete vi piacerà, il suggerimento è di sostenere Terry O’Brien e acquistare il suo disco e il suo merchandising: lo merita assolutamente.
Un album che già dalla copertina, dove un gruppo di amici fuorilegge vi accoglie in questo viaggio, mostra la direzione che prenderà la sua musica. 15 pezzi di country indipendente, ispirati dall’amore per la musica americana e arricchiti da un songwriting di qualità e da musicisti di talento.
La dimostrazione che il sentimento che muove gli artisti americani ha ormai varcato i confini e qualcuno anche da questa parte dell’Oceano si sente un po’ più americano, c’è chi lo fa scrivendo articoli e romanzi, e c’è chi lo fa scrivendo e suonando bellissime canzoni che potrebbero stare tranquillamente in un disco texano ed essere suonate ad uno dei bellissimi festival che l’estate a stelle e strisce ci regala.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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