Abdelfatah Ennakach ha confessato di aver violentato lo scorso 23 dicembre la donna di 40 anni che stava facendo jogging nella zona Cascina Nesporedo, a Locate Triulzi (Milano). Le ammissioni del 26enne, fermato il 25 luglio dai carabinieri a San Donato Milanese, sono state fatte nel corso dell’udienza di convalida davanti alla gip Daniela Cardamone. “Non la conoscevo e sono dispiaciuto per quanto successo”, ha detto Ennakach, difeso dall’avvocato Massimiliano D’Alessio.
LOCATE TRIULZI MI – La donna ha raccontato che, mentre stava correndo nei pressi della cascina, è stata aggredita “di sorpresa alle spalle” dall’uomo che le ha chiuso “la bocca per impedirle di urlare” e di “chiedere aiuto”. E l’ha, poi, “trascinata con forza nella boscaglia”. La vittima, dopo aver chiamato i carabinieri, è riuscita a fornire una sommaria descrizione del violentatore. Le indagini sono partite da alcuni oggetti sequestrati in quell’area: uno scontrino, una busta e una vaschetta.
Poi gli investigatori hanno effettuato una serie di appostamenti e raccolto informazioni nella zona, territorio di spaccio. Sono riusciti così a risalire all’utenza telefonica di uno dei pusher più attivi, proprio il 26enne marocchino, e i tabulati hanno confermato che l’utenza quel giorno era nella zona della violenza sessuale. E sono stati sentiti, poi, alcuni ‘clienti’ dello spacciatore, che si faceva chiamare “zio” o “Abdul” e che aveva anche un alias di copertura. Dopo quel fatto del 23 dicembre, ha raccontato una testimone, era “sparito dalla circolazione”. Anche altri testi, sempre suoi clienti, hanno evidenziato il suo “atteggiamento sessualmente molesto”. Una donna ha messo a verbale che nei primi giorni di gennaio sarebbe stata molestata da lui.
In un caso aveva pure già tentato di “trascinare via” una donna. Poi, gli esiti degli accertamenti scientifici del Ris di Parma sulle impronte trovate sugli oggetti sequestrati, in particolare sulla vaschetta, hanno confermato che un’impronta apparteneva al 26enne. E le analisi delle tracce biologiche, infine, hanno fornito un’ulteriore certezza sull’identificazione. Il giudice nel disporre il carcere spiega che il giovane, irregolare e senza fissa dimora, potrebbe scappare e commettere altri abusi. Ha agito, scrive il gip, con una “modalità rapida” e con una “accurata scelta della vittima”, quando “non c’erano persone presenti” nella zona.