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Dall'archivio:

Trex Roads ci porta nel mondo di Stephen Wilson Jr con la sua“Bon Aqua” (2023)

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Prosegue il viaggio musicale lungo le strade americane che stavolta ci portano in Texas e nell’Indiana del Sud

Quando ho iniziato a scrivere quasi solamente di artisti indipendenti americani, non avevo idea di quanti musicisti e quante storie avrei scoperto su queste strade.
Ogni giorno, da qualche anno, mi imbatto in un artista di cui varrebbe la pena parlare.
Alcuni mi sfuggono, alcuni li metto nel cassetto in attesa e altri mi colpiscono in un momento particolare, e in tal modo, che non posso ignorarli o attendere.
Il nome del mio blog parla proprio di questo sentimento: le strade immaginarie che percorro e sulle quali vorrei guidare ascoltatori avidi di novità.
Qualche giorno fa ho partecipato ad una trasmissione radio: il programma Yellow Rose of Country (trasmesso da WCN Radio). Grazie alla mia amicizia con lui, abbiamo intervistato il chitarrista italiano del texano Creed Fisher, Emanuele Pistucchia. Ecco, durante quella intervista Emanuele ci ha chiarito la vera differenza fra il mondo europeo musicale indipendente e quello americano: la voglia di novità del pubblico, di originalità, il rispetto per chi cerca di farcela senza ricorrere a cover.
Questo è il segreto, oltre a un vastissimo mondo che attende di darti l’opportunità giusta.
Avido di novità ho scoperto Stephen Wilson Jr. grazie ad un amico americano, Matt, che vive di musica live. Gira gli Stati Uniti facendo consegne e vedendo concerti e scopro sempre novità succose grazie ai suoi post social.

Stephen è nato nell’Indiana del Sud, quella rurale, dove la vita è dedicata al lavoro e a poche altre soddisfazioni. Nato in un matrimonio avvenuto come riparazione e quindi con poche possibilità di successo, ha vissuto sotto la custodia del padre, pugile di professione.
Padre che a 7 anni lo ha iniziato a questo sport che lo ha accompagnato fino all’età adulta (e ad una finale dell’Indiana State Golden Gloves), ma è stato quando è andato a trovare la madre che viveva in una roulotte a Smyrna, Tennessee, che ha capito che gli uomini che la frequentavano la maltrattavano fisicamente e tutto questo è finito in una delle più belle e intense canzoni del 2022 che poi è finita sul suo primo EP: proprio questo Bon Aqua.
Stephen non è un musicista nato e cresciuto per esserlo di professione. Si è laureato in microbiologia alla Middle Tennessee University e ha lavorato per alcuni anni per delle aziende farmaceutiche che facevano test sull’acqua che poi veniva utilizzata per produrre farmaci.
Le canzoni che compongono questo EP è stato quasi interamente ideato proprio nella città di Bon Aqua, Tennessee, famosa per avere dell’acqua molto buona.
Direi che il titolo non poteva che essere questo, era destino.
La sua vita di musicista è cominciata appena laureato: ha fondato una band rock con cui è stato in tour parecchio tempo, ma voleva essere un cantautore, uno scrittore di storie vere e un cantante e il suo percorso lo ha portato a oggi, sulla rampa di lancio.
A Nashville ha scritto canzoni per tanti artisti (Tim McGraw, Trace Adkins…), ma ora dopo aver firmato per la Big Loud Records, tutto è apparecchiato perchè la sua strada sia in ascesa e il suo viaggio lo porterà in Europa dove sarà in concerto alla Royal Albert Hall, come artista nel Festival di country Highways e sarà anche in concerto in Germania.
La musica che troverete in questi 7 pezzi non è country nel senso stretto del termine, ma è country innovativo, moderno, dannatamente vero ed emozionante.
The Devil parte e ci prende subito lo stomaco con un’intro da film drammatico, la voce profonda di Wilson ci racconta dei problemi che si affrontano ogni giorno e la chitarra acustica appena accen-nata lascia che sia il racconto la parte importante. Una ritmica che fa da sfondo a leggere pennate elettriche, un rock che sembra rifarsi allo Springsteen degli inizi e alla drammaticità della musica di John Mellencamp.

La successiva American Gothic, scritta e cantata assieme alla collega Hailey Whitters, è una canzone country molto intensa, moderna, ma con un testo malinconico. Entrambi provengono dai campi di grano, lei dell’Iowa e lui dell’Indiana, ed entrambi cercano di portare questa immagine rurale e vera in questo bellissimo duetto.
Una celebrazione del suo eroe, suo padre, e di tutte le persone della sua vita importanti che sono morte, ecco questo è il testo di Year To Be Young 1994. Se ne avete occasione guardatevi il video della canzone con filmati presi dalle VHS di famiglia, immagini del padre, del defunto fratellastro, di uno dei suoi migliori amici. Una maniera emozionante di celebrare l’importanza di queste persone nella vita di Stephen Wilson Jr.
Il brano è un rock malinconico, le chitarre ci sono, ma lasciano spesso spazio alla evocativa voce di Wilson. Un brano che mi ha ricordato un altro artista di cui vi ho parlato poco tempo fa e cioè Travis Meadows, stessa vena poetica, stesso talento narrativo.


Hometown è una poesia d’amore per la città dove è nato, nostalgia dei bei tempi e coscienza del fatto che la sua vera casa sarà sempre là. Anche qui la melodia è un rock americano di quello che abbiamo imparato ad amare con Springsteen, quello dove l’importanza delle storie è quasi cine-matografica: una storia in poche righe. Ci vuole un talento non comune.
La successiva, Holler from the Holler, è il vero gioiello dell’EP. Un incedere di chitarra quasi sou-thern rock, trascinata, polverosa. Una canzone dal testo crudo e vero, quasi autobiografico. Un adolescente che salva la madre da un uomo violento, uccidendolo. Crudo e dannatamente ben scritto, questo pezzo ha ritmo, ha il groove, ma è anche una poesia di esperienze provate a caro prezzo sulla propria pelle. Anche qui cercatevi il video vi prenderà forte lo stomaco, un film di pochi minuti.
Billy inizia quasi come un brano bluegrass, poi c’è il rock, un po’ di melodia del Sud e la voce nar-rante così intensa di Wilson fa il resto. Storie vere, storie che la gente di quelle parti non può che fare sue e per questo la musica di questo EP colpirà nel segno. Nessun artificio o qualcosa di creato ad arte in qualche studio luccicante di Nashville.

Il disco si chiude con The Beginning, con un bellissimo lavoro della chitarre e al solito una storia così intensa e cinematografica. L’abilità di raccontare storie in poche righe non è davvero da tutti e le frasi di questa canzone colpiscono per la loro semplicità e il loro fare centro al primo colpo:
“E ho letto i libri sacri e ne ho sfogliato le pagine / A uno sguardo più attento, ho avuto una rivela-zione / Sì, ho notato che c’è una tendenza / Il mondo continua a girare / Abbiamo parlato della fine sin dall’inizio / Eppure il sole sorge di nuovo / Un giorno alzeremo tutti lo sguardo e pregheremo affinché l’amore ci cambi / Trova il coraggio di essere gentile e poi / Diavolo, forse non abbiamo fi-nito / Si forse /Questo è solo l’inizio”
Un esordio che lascia il segno, nelle anime e nei cuori di chi lo ascolterà. Un poeta, un narratore e un musicista di prim’ordine, che colpisce forte come il suo diretto colpiva gli avversari sul ring.
Lasciatevi conquistare da un artista vero che con questi 7 pezzi ci ha aperto la porta sul suo mondo e la sua terra, se esiste un album che può definire dove andrà il country indipendente del futuro è questo: andrà dove ci saranno storie vere da raccontare e anime da emozionare.
Tutto semplice, tutto dannatamente reale e mai banale, come questo splendido disco.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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