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I 6 anni al Magentino Marco Venturi. La sorella di Carlotta: “Per lei è arrivata l’ora della Giustizia”

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MILANO – “Siamo contenti perche’ la responsabilita’ per la morte di mia sorella e’ stata ricondotta a Marco Venturi, non e’ stato condannato a tanti anni ma volevamo ridare dignita’ a mia sorella e oggi questa cosa e’ stata fatta, credevo nella giustizia ed e’ arrivata”.
Lo ha detto Giorgia Benusiglio, sorella della stilista Carlotta Benusiglio (nella foto sotto con il Magentino Marco Venturi), commentando commossa con a fianco la madre, la sentenza del gup che ha condannato l’ex fidanzato della vittima a 6 anni per “morte come conseguenza di altro reato”, ossia le condotte di stalking e lesioni ai danni della 37enne, che fu trovata impiccata ad un albero.

“Faccio fatica a parlare, credevo nella giustizia e non mi sono sbagliata”, ha aggiunto la sorella, in lacrime cosi’ come la mamma, spiegando che la famiglia e’ soddisfatta della decisione del gup arrivata dopo piu’ di 6 anni dalla morte di Carlotta e dopo un’inchiesta e un procedimento molto complessi e travagliati. Il giudice ha anche riconosciuto provvisionali di risarcimento a carico di Venturi da 200mila euro a testa a favore della mamma e della sorella della stilista.
Anche i legali di parte civile, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini, hanno sottolineato che con questo verdetto (motivazioni tra 90 giorni) “e’ stata accertata la responsabilita’ di Venturi” per la morte della sua compagna.

Bisognera’ leggere le motivazioni, ma gia’ dal dispositivo si puo’ capire che il gup ha stabilito che la morte della donna (ossia il suicidio per impiccagione) fu una conseguenza di “condotte precedenti dolose” da parte del fidanzato, ossia verosimilmente gli episodi di lesioni e stalking.

Episodi che, tra l’altro, stando alle imputazioni portate a processo dal pm Francesca Crupi, il 45enne avrebbe commesso tra il 2014 e il 2016. “Ci furono dunque dei fatti dolosi da parte di Venturi che determinarono la morte”, ha aggiunto l’avvocato Tizzoni. Il giudice ha inflitto una pena di 9 anni, poi ridotta a 6 anni per lo sconto del rito abbreviato.

 

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