La Procura di Milano ha chiesto ilmrinvio a giudizio per cinque imputati, ossia tre vertici della cooperativa Proges, la stessa cooperativa, e la direttrice
dell’epoca della Rsa ‘Casa per coniugi’, di proprietà del Comune
e gestita da Proges, per il maxi rogo nella struttura dove,
nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2023, morirono sei anziani.
Le accuse, come emerso dalla chiusura indagini dei mesi
scorsi, sono omicidio colposo aggravato dalla violazione di
norme per la prevenzione, incendio colposo e omissione colposa
di cautele contro disastri o infortuni ed è contestata anche la
responsabilità amministrativa a Proges. Le posizioni di due
dirigenti comunali, invece, erano state stralciate per la
richiesta di archiviazione.
La richiesta di rinvio a giudizio riguarda, oltre alla
cooperativa, la presidente di Proges Michela Bolondi, la
vicepresidente Francesca Corotti e il dg Giancarlo Anghinolfi, e
poi Claudia Zerletti, in qualità di direttrice della Rsa.
Se l’impianto “di rilevazione incendi”, rotto dal 2021,
“fosse stato funzionante”, avevano scritto gli ingegneri Davide
Luraschi e Giovanni Cocchi incaricati dalla pm Maura Ripamonti,
“l’allarme antincendio si sarebbe attivato in circa un minuto e
mezzo dall’inizio della combustione” e “nei primi 4 minuti vi
era possibilità di intervenire in relativa sicurezza”. Invece,
l’anziana che stava nella stanza dove è partito il fuoco (a
causa della sigaretta fumata da un’altra anziana) “ha effettuato
l’ultima chiamata” disperata di aiuto “ben sette minuti dopo la
prima” in cui aveva dato “l’allarme”. Se l’incendio “fosse stato
estinto in quell’intervallo temporale, è probabile” che lei come
gli altri “potessero essere” salvati.
Le “uniche misure compensative” dell’allarme guasto, si legge
nelle imputazioni, furono la “collocazione in diversi punti
della struttura di trombette da azionare a mano, come allarme
sonoro”, di fatto inutilizzabili “perché saldamente fissate al
muro”.

















