Dopo il tragico epilogo collegato all’evasione, qualche settimana fa, del detenuto Emanuele De Maria dal carcere di Bollate, poi suicida dopo essersi lanciato dal tetto del Duomo di Milano, è da registrare una nuova evasione dalla Casa di reclusione milanese £a trattamento avanzato”.
A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del vicesegretario regionale Matteo Savino: “L’evasione ha visto per protagonista una donna, di circa 55 anni, ammessa a lavorare all’esterno del carcere ai sensi dell’articolo 21 dell’Ordinamento penitenziario, che non ha fatto rientro in Istituto al termine del turno lavorativo presso la ditta per cui lavorava. La donna, di etnia rom, ha un profilo criminale di spessore, per vari reati, tra i quali rapina a mano armata, furto aggravato e legge armi. Immediatamente, è stato allertato tutto il personale presente e fuori servizio ed iniziava la ricerca della donna evasa”.
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE commenta: “La priorità, adesso, è catturare l’evasa, ma una riflessione va necessariamente fatta su quanto avvenuto, oggi e in occasione della precedente evasione che ha avuto un epilogo tragico, come tutti purtroppo sappiamo.Va necessariamente ripensato il concetto di fondo della pena alternativa al carcere, superando l’idea che essa possa essere la conseguenza di un automatismo di legge ad essa spesso connessa e non, invece, un vero e proprio istituto premiale per chi sconta la pena.
Anche questa evasione è la conseguenza dello smantellamento, negli anni, delle politiche di sicurezza dei penitenziari. Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”, prosegue il sindacalista, per il quale “servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta! Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”, conclude Capece.