Per la prima volta in Piemonte ed una delle primissime in Italia è stato effettuato un trapianto di cuore con la nuovissima tecnica “DCD”, ovvero con un cuore “revitalizzato” dopo il decesso del paziente, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.
Questa storia inizia con un giovane uomo che a metà luglio ha un arresto cardiaco. Viene quindi trasferito dal Canavese, dove abita, sotto massaggio cardiaco all’ospedale San Giovanni Bosco per essere stabilizzato con un supporto meccanico circolatorio (ECMO) e per trattare la causa che ha determinato l’arresto cardiaco, ovvero un’embolia polmonare massiva. Dopo le cure praticate dai cardiochirurghi, rianimatori, radiologi interventisti e chirurghi vascolari, gli organi si riprendono, compreso il cuore, ed il supporto circolatorio può essere rimosso dopo poche ore. Purtroppo però i sanitari si rendono conto che il cervello ha sofferto in maniera irreversibile e le cure risultano futili per la prognosi infausta e condividono con i familiari la scelta di sospendere le cure intensive. Il giovane paziente aveva però espresso in passato il consenso alla donazione degli organi. Viene quindi attivata l’organizzazione per poter soddisfare l’ultima volontà espressa in vita dal paziente: donare gli organi. In questo caso la donazione avrà un percorso nuovo e particolare e dovrà passare attraverso un arresto cardiaco conseguente alla sospensione delle terapie di supporto ormai inutili per il destino segnato del giovane paziente.
Viene quindi allertato il Centro Regionale Trapianti del Piemonte che dispone il trasferimento del paziente all’ospedale Molinette della Città della Salute con cui l’ospedale Giovanni Bosco collabora in una rete integrata. Il trasferimento si rende necessario perché da poco tempo è stato attivato un nuovo programma di donazione del cuore. Infatti da maggio il Centro Nazionale Trapianti ha ufficializzato un nuovo programma nazionale di donazione chiamato “DCD” cuore, che si aggiunge al programma di donazione DCD dei polmoni, fegato e reni, già in vigore. Questo protocollo è il risultato di un gruppo di lavoro formato da tutti i Centri di trapianto di cuore italiani ed è stato coordinato dal professor Massimo Boffini e dalla dottoressa Marinella Zanierato della Città della Salute di Torino. Gli accertamenti eseguiti confermano un’ottima funzione di tutti gli organi, compreso il cuore, fatto salvo il cervello che è stato danneggiato dal prolungato arresto cardiaco ed i polmoni malandati per l’embolia polmonare. Dopo l’ultimo saluto del papà, il giovane viene trasferito in sala operatoria dove avverrà la sospensione delle cure. Il suo cuore smette di battere e lì inizia una corsa contro il tempo per impedire che gli organi soffrano troppo. Dopo l’accertamento della morte, il professor Mauro Rinaldi (Direttore della Cardiochirurgia e del programma di trapianto di cuore e di polmoni delle Molinette) “revitalizza” tutti gli organi (compreso il cuore) con una circolazione extracorporea ed immediatamente il cuore riprende a battere, il fegato a produrre bile, i reni ad urinare. L’ultimo desiderio del paziente diventa realtà: si può procedere al loro prelievo ed al loro impianto in altrettanti riceventi iscritti in lista di attesa. Nella sala operatoria accanto, il ricevente del cuore “rivitalizzato” è pronto a ricevere il prezioso dono.