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Salute/ Tumori, ogni anno mille decessi evitabili con l’attività fisica. Possibile ridurre del 30% anche il rischio di recidive

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ROMA –  Il divano è nemico della salute: in Italia ogni anno 1.000 decessi circa per tumore potrebbero essere evitati con 30 minuti di moto 5 volte a settimana. Lo sottolineano gli esperti durante la Giornata di Fondazione AIOM 2020, dedicata proprio ad attività fisica e tumori: l’esercizio fisico regolare può ridurre circa del 7% la probabilità di ammalarsi di cancro. Con punte del 20% (tumore del colon) e del 25% (tumore dell’endometrio). Il movimento aiuta anche a tollerare meglio le terapie e a ridurre fino al 30% il rischio di recidive in chi si è già ammalato. Per questo l’incremento della popolazione fisicamente attiva è fra gli obiettivi di Fondazione AIOM, che durante la Giornata “Attività fisica e tumori” del 29 ottobre presenterà in diretta web da Roma (su www.fondazioneaiom.it) esperienze e progetti italiani ed europei mirati a coinvolgere cittadini e pazienti perché si muovano di più. Nonostante il COVID-19, riuscirci non è solo necessario, è anche possibile: come sottolinea il Mission Board on Cancer nell’ambito di Horizon Europe 2021-2027, che inserisce proprio la lotta ai tumori fra i cinque obiettivi dei prossimi anni. Lo dimostrano i primi risultati del Progetto PHALCO, che propone attività fisica su misura per i pazienti con tumore, e l’esperienza di Pagaie Rosa Onlus, il primo equipaggio italiano di dragon boat composto da donne operate di tumore al seno. 
Ecco tre semplici regole da seguire in vista di un inverno difficile, con palestre e piscine al momento chiuse per COVID-19: 
1) prendersi il tempo per camminare all’aperto, con un buon ritmo, almeno 30 minuti al giorno per 5 giorni, 
2) organizzarsi con facili esercizi di ginnastica casalinghi attraverso i numerosi corsi disponibili sul web 
3) se possibile fare sempre le scale, di casa o dell’ufficio, evitando di prendere l’ascensore.
“Certo in questo momento è tutto più difficile, con piscine e palestre chiuse. Ma l’attività fisica rappresenta uno degli strumenti più importanti per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili ed è fondamentale per il benessere psicofisico e per migliorare la qualità di vita, a tutte le età – spiega Stefania Gori, Presidente di Fondazione AIOM, e Direttore del Dipartimento Oncologico IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, Negrar di Valpolicella –. Secondo stime dell’American Association for Cancer Research nei Paesi anglosassoni fino al 25% dei casi di tumore sarebbe attribuibile a un bilancio energetico ‘troppo’ ricco, ovvero all’alimentazione eccessiva e alla sedentarietà, e l’attività fisica sembrerebbe pertanto associata a una riduzione del rischio oncologico complessivo. Molti tipi di tumore si possono prevenire con l’esercizio e i dati sono particolarmente rilevanti e convincenti per il tumore mammario in postmenopausa (riduzione del rischio del 13%), per il tumore del colon (riduzione del rischio del 20%) e dell’endometrio (riduzione del rischio del 20-25%) – aggiunge Gori –. È sufficiente una attività fisica moderata per 30 minuti almeno 5 giorni durante la settimana”. 
Purtroppo, gli italiani sono in realtà un popolo di pigri, e lo erano anche prima del COVID-19: il 34% non svolge attività fisica. Anche le persone che hanno avuto una diagnosi di tumore restano sedentarie: fra i pazienti over65enni, il 40% dichiara di non svolgere alcun tipo di esercizio, con importanti di differenze Nord/Sud.
“Rendere più equo l’accesso alla salute è l’obiettivo di Horizon Europe 2021-2027, il programma di ricerca e innovazione più ambizioso finora finanziato dalla Commissione Europea che ha identificato la lotta al cancro fra le cinque missioni-chiave per i prossimi sette anni. Molti tumori possono essere evitati migliorando gli stili di vita, a partire proprio da un maggior esercizio fisico –  osserva Walter Ricciardi, professore di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presidente Mission Board for Cancer – Il cancro diventerà la prima causa di morte nel 2030 e tutti i Paesi devono mirare alla prevenzione primaria, cercando di cambiare gli stili di vita individuali, oltre che anticipare le diagnosi, migliorare la qualità della vita dei malati e sostenere i pazienti anche dopo le terapie. L’obiettivo di Mission Board for Cancer, che ha come slogan ‘Cancer, mission possible’, è salvare più di 3 milioni di vite entro il 2030: aumentare l’attività fisica in tutta la popolazione e nei pazienti dopo la diagnosi è uno dei mezzi per riuscirci”.
“L’American Cancer Society (ACS), recentemente, ha aggiornato le linee guida per la prevenzione oncologica, raddoppiando il tempo da dedicare al movimento – afferma Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Responsabile Oncologia Medica Humanitas Gavazzeni di Bergamo -. Il documento dell’ACS esorta gli adulti a praticare tra i 150 e i 300 minuti di attività fisica di moderata intensità o tra i 75 e i 150 minuti di attività fisica intensa a settimana. Le precedenti linee guida consigliavano fino a 150 minuti di attività fisica moderata o fino a 75 minuti di attività fisica intensa a settimana. Il movimento, oltre a una riduzione della mortalità per cancro, determina anche un miglioramento della qualità della vita nelle persone che hanno già avuto la diagnosi, aiutando a contrastare gli effetti collaterali delle terapie e a vincere l’ansia e la depressione”.
Anche nei pazienti, infatti, il movimento può essere decisivo per migliorare la prognosi e affrontare al meglio la malattia: gli stili di vita salutari riducono fino al 30% il rischio di recidiva di tumore e riducono il rischio di comparsa di un secondo tumore diverso dal primo. Proprio per questo Fondazione AIOM sostiene il progetto Operazione PHALCO (PHysicAL aCtivity for Oncology), che sarà presentato nel corso della Giornata di Fondazione AIOM.
“Il progetto si è sviluppato sull’onda di un’esperienza già avviata da oltre dieci anni – racconta Attilio Parisi, Rettore dell’Università degli Studi di Roma ‘Foro Italico’ –. Proponiamo a pazienti con una diagnosi di tumore quattro mesi di attività fisica su misura, attraverso incontri che, a causa della pandemia COVID-19, sono stati pensati online anziché in presenza, per erogare il servizio garantendo la massima sicurezza ai malati, soggetti fragili per definizione. Gli obiettivi del progetto sono di valutare se l’esercizio fisico sia utile anche in chi ha già un tumore, migliorandone, in maniera immediata, anche la qualità di vita. Per esempio, valutare se i pazienti sottoposti a chemioterapia, grazie all’esercizio fisico, sopportano meglio i farmaci e possono non avere i disturbi del sonno che tipicamente compaiono durante le terapie”. 
Un esempio evidente è l’esperienza delle Pagaie Rosa Onlus, dal 2003 il primo equipaggio italiano di dragon boat interamente composto da donne operate di tumore al seno.
“Oggi in Italia ci sono oltre 30 equipaggi e organizziamo gare a cui partecipano pazienti di ogni età – racconta Maria Grazia Punzo, presidente di Pagaie Rosa Onlus –. Il nostro sport ha effetti positivi sulla salute, perché il movimento ritmico e regolare delle braccia favorisce un linfodrenaggio naturale che è utilissimo nelle donne a cui sono stati asportati i linfonodi, perché contrasta la comparsa del linfedema delle braccia che le rende gonfie e dolenti. Inoltre, la dragon boat è uno sport di squadra con un simbolismo speciale: siamo letteralmente tutte insieme sulla stessa barca, sappiamo di poter contare sulle altre se una di noi è stanca, ci facciamo coraggio a vicenda. Praticando sport possiamo tornare ad avere fiducia in un fisico che ci ha ‘tradite’ con la malattia e restituisce una progettualità anche a chi si sta curando: allenarsi con l’obiettivo di partecipare a una gara è una grande occasione di benessere psicologico. Perché non può esserci un vero recupero fisico se non tornano i pensieri positivi”. “La consapevolezza dell’importanza e dei vantaggi dell’attività fisica deve aumentare, nella popolazione e anche fra i medici – conclude Gori –. Soltanto 3 italiani su dieci hanno ricevuto dal medico o da un operatore sanitario il consiglio di praticare un’attività fisica, fra chi è sovrappeso la quota non raggiunge il 40% e in chi ha patologie croniche non si arriva al 45%. C’è quindi ancora da fare perché tutti capiscano quanti benefici sono possibili con l’esercizio regolare”. 
fonte: Fondazione AIOM 

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