Robecco e l’Est Ticino dicono addio a Rino Garavaglia, Signore del Mobile (antico)

Una storica, leggendaria bottega robecchese che oggi continua coi figli Marco e Stefano. Lunedì 5 i funerali

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

“Il passato regala bellissimi esempi di alcuni tratti della sua storia. Sono monumenti, opere d’arte, tradizioni o semplici manufatti. Ciascuno, a suo modo, fa rivivere emozioni legate al pensiero di vite che si sono intrecciate con quegli oggetti o hanno prodotto quelle opere.

Un mobile antico è un esempio di una parte tangibile del passato che ha vissuto la sua storia ed è arrivata a noi. I mobili antichi hanno il fascino dell’oggetto privato, forse amato, forse indifferente, ma che comunque ha vissuto l’intimità di una famiglia.

Il restauratore è colui che si occupa, prima di tutto per passione, di riportare i vecchi mobili del passato a nuova vita. Un buon restauratore è innanzitutto bravo in storia.

Le antiche botteghe di restauro, quelle che si trovano nei centri storici delle grandi città o, quasi anonime e nascoste, discrete, nelle stradine dei paesi, spesso sono forti dell’esperienza maturata da decenni di attività, tramandata da padre in figlio.

I restauratori che operano in queste botteghe sono cresciuti respirando il profumo del legno e delle essenze ed hanno giocato con trucioli e legnetti.

Così come l’arte del restauratore si tramanda da generazioni, ma se c’è passione si può imparare, così il mobile antico, se non lo si possiede, si può acquistare e considerarlo un’eredità gradita da lasciare alla famiglia“.

Abbiamo trovato queste parole sul sito di un’antica bottega dell’Italia centrale, da un ‘collega’ di quel Rino Garavaglia da Robecco sul Naviglio, morto venerdì a 89 anni, che ha segnato per decenni la storia di un mestiere, di una passione, di una dedizione assoluta ad un’arte che molti, troppi, considerano oggi fuori dal tempo.

Errore marchiano dell’epoca che viviamo, che innalzando l’iper velocità a modello assoluto sta portando alla decostruzione dei fondamenti su cui siamo cresciuti, come civiltà e consesso di uomini. Rino Garavaglia ha ridato lustro al tempo, ridato vita e lucentezza a mobili più o meno pregiati, ma tutti onusti e carichi di storia.

Per molti anni, quand’eravamo piccoli, era impossibile non rimanere catturati dagli odori e dai profumi dei materiali coi quali curava il legno antico con proverbiale sapienza: la sua bottega era collocata nel tratto finale di via Matteotti (sino agli anni Sessanta-Settanta ricca di negozi ed attività commerciali, come documentato da Dario Tonetti in un bellissimo libro), all’interno di villa Gaia. Ossia il monumento maggiormente simbolico di Robecco.

Da diverso tempo, invece, i figli Marco e Stefano (che hanno appreso dal papà Rino quest’arte che fa della trasmissione famigliare una delle sue caratteristiche distintive) si sono trasferiti ai ‘piedi’ del ponte carrabile, adiacenti ad un’altra villa che testimonia la bellezza senza tempo di Robecco, ossia villa Fasana. Ed è lì che quegli stessi profumi, odori e ritmi scandiscono la vita, la passione ed il lavoro quotidiani di una famiglia che si è votata ad un’attività che ha un valore decisamente più grande di quello economico o materiale.

Il legno antico, il mobile, i suoi cassetti, le ante, i vetri che lo accompagnano e adornano, i suoi robusti appoggi, sono un esempio vivente della Tradizione. Quella che Marcello Veneziani definisce così: “Tradizione è senso della continuità, un’eredità tramandata e da tramandare. Comporta dunque un rapporto fecondo non solo col passato ma anche col futuro. La tradizione non è il culto del passato ma il senso della continuità; e rispetto al passato seleziona ciò che è morto da ciò che vive. È implicito nella tradizione con l’idea di trasmissione, il passaggio di testimone di generazione in generazione, di padre in figlio, di maestro in allievo, e via dicendo”.

Né più, né meno. Per tutta la sua vita Rino Garavaglia, i cui funerali si celebrano lunedì 5 agosto alle 11, nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, ha fatto esattamente questo: ridare vita, ‘eternizzare’ il legno antico, divenendo il riferimento di moltissime persone e famiglie, anche ben fuori da Robecco; persone e famiglie che per tutta la loro vita, quando c’era un mobile antico cui ridar vita, semplicemente si rivolgevano senza alcuna esitazione a lui, al ‘Rino’. Un’arte che ora i suoi figli perperetuano. E che speriamo non si interrompa mai.

■ Prima Pagina

Ultim'ora

Altre Storie

Pubblicità

Ultim'ora nazionali

Altre Storie

Pubblicità

contenuti dei partner