ROBECCO Ci sono persone, soprattutto nei paesi, a cui rimane impresso più che un nome un soprannome (in dialetto si chiamano ‘suranom’) che per tutta la vita diventa codice identificavo di quella stessa persona, uomo o donna che sia.
A Robecco, Boffalora e buona parte del Magentino-Abbiatense è avvenuto così, per decenni, a Mario Carè, che per tutti era semplicemente il Mariet.
Il Mariet è purtroppo morto nei giorni scorsi, a neppure 70 anni: era nato difatti nel novembre del 1953. Impossibile, per ogni robecchese degno di tal nome, non averlo incrociato almeno una volta. Il Mariet ha fatto tantissime cose: dal 1985 al 1995 era camereriete alla leggendaria trattoria da Carletto della famiglia Valenti, nel cuore del ‘Rio Verde’. Locale che tantisismi di noi hanno nel cuore, chi scrive almeno per due ragioni: il mio coscritto classe 1973 Luca Valenti ci era cresciuto, facendoci praticamente di tutto; inoltre il vitello tonnato della signora Antonietta, la sua cara mamma, è uno di quei sapori che rimarranno indelebilmente nel mio palato e nel cuore.
Successivamente il Mariet, uno che non stava mai con le mani in mano, aveva gestito per alcuni anni il Circolo Cooperativo di via Roma. Successivamente aveva lavorato per un’impresa di logistica di Boffalora, dov’era anche vissuto, sino all’età della pensione. Dall’est Ticino si era trasferito in una bellissima località dell’Alto Brescian, Bagolino, terra celebre per un eccezionale formaggio lombardo: il Bagoss.
Impossibile dimenticare il Mario muoversi veloce tra i tavoli, servire, scambiare una battuta, sorridere. Il Mariet che conoscemmo al Carletto, e che succevviamente è sempre rimasto una maschera della quotidianità robecchese.
Che possa riposare nella pace. Ciao, Mariet.
F.P.