LOMBARDIA – La Cassazione ha azzerato, in sostanza, in parte per prescrizione in parte riqualificando le accuse e dichiarandole prescritte, le condanne del maxi processo sulla cosiddetta “rimborsopoli” al Pirellone, ossia a carico di politici ed ex politici lombardi imputati per essersi fatti rimborsare con soldi pubblici, per un totale di circa 3 milioni in quattro anni, le spese più varie, tra cui soprattutto pranzi e cene.
In secondo grado nel luglio 2021 erano state condannati una quarantina di ex consiglieri regionali lombardi.

Per altri ancora ha annullato con rinvio a un nuovo giudizio di appello, probabilmente per un difetto di motivazione, la sentenza di condanna di secondo grado, tra cui quella inflitta all’ex capogruppo di Sel Chiara Cremonesi, difesa dal legale Mirko Mazzali. Condannati definitivamente, invece, solo tre imputati.
Tre le condanne definitive, quelle per Corrado Paroli, Giosuè Frosio e Elisabetta Fatuzzo.
Annullate senza rinvio per prescrizione, dopo la riqualificazione del reato, anche le condanne per l’ex consigliere Angelo Giammario e gli ex assessori Gianluca Rinaldin e Monica Rizzi, ma anche quelle di Carlo Saffioti, Pierluigi Toscani, Ugo Parolo; Fabrizio Cecchetti, Mauro Gallina, Massimo Guarischi e altri.
La Corte d’Appello di Milano nel 2021, oltre a condannare una quarantina di imputati solo con qualche lieve riduzione di pena, aveva anche accolto dieci richieste di patteggiamento, tra cui quella dell’ex igienista dentale di Silvio Berlusconi e un tempo consigliera regionale azzurra Nicole Minetti a 1 anno e 1 mese in continuazione con i 2 anni e 10 mesi inflitti per il processo ‘Ruby bis’, raggiungendo così i 3 anni e 11 mesi totali.
Dall’inchiesta milanese erano emerse, per gli anni 2008-2012, spese di tutti i tipi da parte dei consiglieri lombardi rimborsate con fondi pubblici: l’acquisto di regali, cartucce da caccia o ‘gratta e vinci’, oppure cene da centinaia di euro per pochi coperti, per tavolate fino a 26 persone e pure un banchetto di nozze.