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Rescaldina, un vivace dibattito in Consiglio sui medici di base

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RESCALDINA –  Vi è chi attribuisce la colpa alla Regione Lombardia e chi allo Stato sostenendo che anche l’amministrazione comunale dovrebbe fare la sua parte. L’ultimo consiglio comunale di Rescaldina ha visto salire un po’ la temperatura sulla questione della carenza in paese di medici di base.
Un problema che costringe diversi cittadini, anche anziani e disabili,  a doversi recare in comuni limitrofi per potersi sottoporre a visite o chiedere ricette.  Tutto è sorto da un’interrogazione presentata dal capogruppo di opposizione del “Centro sinistra unito per Rescaldina” Mariangela Franchi. “Il problema è notevole – ha spiegato – in questi giorni diversi cittadini di Rescaldina sono venuti a conoscenza del pensionamento ormai prossimo di un medico di medicina generale, alcuni di loro si sono rivolti alla Asst e si sono sentiti proporre medici di Cerro Maggiore, San Vittore Olona, Legnano e Nerviano, ma un comune dovrebbe poter contare sulla presenza di un medico di medicina generale in loco, considerando oltretutto che il 30 per cento dei rescaldinesi sono over 60 e che il 31 per cento vive da solo”. Per costoro, aggiunge Franchi, “molte volte ci sono difficoltà di spostamento, soprattutto se sono anziani o disabili”. Certo, da Legnano arriverà un medico che ha scelto di esercitare a Rescaldina. Ma il problema non cambierà di una virgola perchè, ricorda l’esponente del centrodestra, “ha già un gran numero di mutuati e non prenderà altre persone”. Il ragionamento complessivo ha aperto a Franchi la strada per la secca domanda finale: come intende muoversi l’amministrazione comunale per risolvere il problema? Da qui il discorso ha preso una piega di contrapposizione politica. L’assessore alla partita Enrico Rudoni ha infatti intonato un concetto chiaro:  la colpa è tutta da attribuire alla Regione che era a conoscenza di quest’emergenza e non si è mossa per tempo e oltretutto “ha spinto tutta la medicina verso la privatizzazione a discapito del pubblico non affrontando il problema di 2800 medici di base su 6000 che andranno in pensione per i prossimi tre anni”. Rudoni ha peraltro ringraziato quei medici che, “pur potendo andare in pensione, con encomiabile professionalità e spirito di dedizione, hanno comunque accettato di continuare ad assistere i pazienti”.  Franchi, dal canto suo,  a fare finire la Regione sul banco degli imputati non c’è stata ribattendo che la colpa è da attribuire “alla progressiva mancanza di risorse da parte dello Stato centrale verso i territori per questi servizi”.  E, a suo avviso, ha aggiunto, “l’amministrazione comunale non ha fatto o non sta facendo quanto potrebbe fare”.  Un punto che il primo cittadino Gilles Ielo, chiamato in causa come primo cittadino, ha tenuto a chiarire bene: “con l’Asst abbiamo già fatto diverse azioni – ha spiegato – in particolare siamo riusciti, con una forzatura, a mantenere i due ambiti Ast del Legnanese e del Castanese, è comunque un problema su cui ci siamo attivati e che va oltre il colore politico”. Ma l’ex sindaco e ora presidente del consiglio comunale Massimo Gasparri, che nella medicina opera da una vita in qualità di chirurgo, ha invitato a prendere il problema da un’altra angolazione. Preciso il suo concetto: ci possono essere tutti gli interessamenti del mondo, ma la realtà da cui partire è che vi sono sempre meno persone che si appassionano alla medicina come professione. “Si invocano tanto le istituzioni per mettere persone che non ci sono –  ha affermato – bisogna piuttosto partire dal chiedersi perchè vi sia così tanta difficoltà a reperire persone che vogliano diventare medici di base, se manca la materia prima, purtroppo, ogni discorso di interessamento rischia di cadere nel vuoto”.
Cristiano Comelli

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