Oggidì, le cronache che si leggono sui quotidiani o si ascoltano ai telegiornali, raccontano di scazzottate tra i giovani per questioni a volte davvero effimere, raccontano di stupide sfide on line per mostrare virilità o coraggio, che talvolta finiscono con un suicidio, riportano le storie di “maranzine” (giovanissime già distrutte dall’alcool e dalla droga) che finiscono in carcere, di ragazzi alla guida che falciano vite perché in stato di ebbrezza… insomma, ci informano di comportamenti istintivi che prendono il sopravvento sulla ragione.
Questo malessere sociale, figlio dell’ignoranza, della mancanza di un appropriato controllo genitoriale, di sani divieti sociali, ci dice in che tempi viviamo. Ci dice anche che per colpa del “sempre connessi” la gioventù e anche qualcuno meno giovane, vive in una sorta di confusione mentale, tra fantasia, che oggi viene chiamata realtà virtuale, e realtà vera.
Non sono certo qui per fare la morale, anche se questi accadimenti mi preoccupano; ma questo stato di cose, vista la mia propensione per la storia, mi ha rimandato agli uomini vissuti nel medioevo, quando la lotta tra il Bene e il Male era quotidiana, e l’uomo doveva scegliere se stare con Dio o con Satana, soprattutto perché gli uomini di quel tempo non distinguevano tra il reale e l’irreale, tanto che la loro esperienza quotidiana era costellata da sogni profetici, prodigi e apparizioni, soprattutto quelle diaboliche: il Diavolo compariva travestito da serpente, gatto, capra, da santo, bella fanciulla, e a volte come quel mostro che era divenuto dopo la caduta dall’Empireo a causa della sua superbia. Alle promesse di ricchezza immediata, potere ottenuto per magia (il web oggi è pieno di promesse ingannevoli e frodi), alla lussuria (oggi punterei più sulla pedofilia), all’epoca occorreva opporre una grande fermezza, perché le tentazioni portavano all’inferno (bisognerà attendere l’invenzione del Purgatorio attuata dai Domenicani per avere una chance di perdono); insomma per frenare gli istinti, in tante chiese c’era una Biblia pauperum che tramite immagini raccontava ai fedeli (quasi tutti analfabeti) cosa li aspettava dopo la morte a seconda del loro comportamento in vita. Ma se vogliamo fare un paragone tra oggi e il medioevo, non vedo freni agli eccessi, sento invece che c’è in giro una sorta di assuefazione a questo stato di cose, ma altresì di rassegnazione impotente da parte di coloro che sono ben consci di come stanno le cose e che le vorrebbero diverse, perché il problema non riguarda solo i giovanissimi, ma tutti noi, bombardati da notizie false, da pubblicità, da telefonate indesiderate, perché viviamo un mondo artefatto e bugiardo guidato da chi ha in mano le leve del potere e pensa solo ai propri interessi.
Tutta questa assuefazione mi fa venire in mente un film di qualche anno fa: “Il mondo dei replicanti”, in cui il protagonista è l’agente Tom Greer, interpretato da Bruce Willis, in cui degli androidi surrogati degli umani, comandati a distanza da una comoda poltrona dalla persona vera che sostituiscono, vivono nel mondo reale al posto loro; ma se nella finzione sono tutti belli, giovani e felici, c’è un rovescio della medaglia, perché se il surrogato viene distrutto per un qualsiasi accidente, all’uomo che lo guida si liquefa il sistema nervoso.
Dopo la scoperta di vari intrighi, Greer riesce ad isolare gli utenti dal loro surrogato disattivando e distruggendo la rete di controllo in tutto il mondo, scelta che indurrà l’umanità a tornare a vivere in prima persona, con le responsabilità, le fatiche, ma anche le gioie che fanno parte della nostra vita.
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Luciana Benotto