Diciottomarzo
Le parentesi della vita, così alcune domeniche sono per le persone, le mie no. Non ho particolarmente bisogno di parentesi, parafrasando tutto il mio vivere è una parentesi.
L’ozio contemplativo, l’ozio a occhi chiusi, mentre sogno avventure emozionanti tra il pomodoro e la carota in crescita, mentre come ora che sto rivoltando la terra dove ho asperso il letame mesi prima. Come ora che sto’ adagiando quel concime rivoltante, nauseante, che sa di latte rancido, che faceva venire il vomito ieri in auto, nonostante fosse chiuso nei sacchi[1]. La fatica fisica non disgiunta dall’impegno mentale; quello che amo sempre mietere tra i gangli del mio contenuto e minuto cervello. Che se non piove domani, tanta di quella fatica e impegno rischiano di vanificarsi e di aver dato cibo alle formiche, perché i semi gettati sul prato da rinverdire se lo papperanno loro se non arriva l’acqua a scatenarne il rumore del germoglio.
Chissà se il mio “vassoio” si sarà finalmente riempito di puntini verdi, come quelli che vedrò quasi certamente tra i rami tra qualche giorno, ancora qua, nel mio bosco?
[1] Un composto preso vicino alla città che abito, uno di quelli che viene “fabbricato” lavorando il nostro rifiuto umido e che viene steso sul terreno a rinforzare le qualità del terriccio, un riutilizzo del nostro superfluo che, altrimenti verrebbe sprecato.