Tredicimarzo
Giornate intense, giornate dense, giornate piene. Giornate che non finiscono mai, quasi che il tempo, questa dimensione che non abbiamo ancora imparato o, forse, disimparato, a gestire, a controllare, svanisse anche come lemma.
Dimensione reale e oggettiva, che non può sfuggire al controllo, che è stabilita da artifizi ai quali siamo legati qui sul pianeta ma che, basta allontanarsi per darle un nuovo e più costruttivo parametro di misura.
Ci hanno pensato qualche secolo fa gli inglesi quando hanno trovato la loro quadra sul sistema di misurazione, per noi grammi, litri e metri, per loro once, yard e pinte, che non è la stessa cosa. Prova a dire vado a cento allora e prova a dire #vadoaottantamiglia? E’ una cosa che entra nel meccanismo mentale. Ricordo di come la Giuditta, emigrata a forza o a ragione negli states qualche decennio fa (o anche quasi trenta), non riuscisse e forse ora sì, a prendere dimestichezza con i pollici (non quelli delle dita). Certo ci si abitua, ma è come la lira che per noi “anziani” mi dice spesso mia figlia, è ancora il parametro di misura, di confronto.
Allora il tempo è la nostra dimensione qua, piccoli e insignificanti esseri di questo e minuscolo pianeta.
La terra nera e scura brucia sul sole dell’attesa. Una attesa lunga e affatto noiosa.