Ventitre’ maggio 2021 e’ una domenica di sole a Stresa, sul lago Maggiore. La funivia che collega il lido con la vetta del monte Mottarone e’ in movimento dalle 9,30. E’ una delle prime domeniche ‘libere’ dopo la fase piu’ acuta della pandemia da Covid 19 e in tanti sono arrivati in questo angolo di Piemonte.
Improvvisamente verso le ore 12,30, a pochi metri dalla stazione di arrivo, secondo quanto appurato dalle indagini, la fune traente dell’impianto si spezza, causando il distacco di una delle cabine: la numero 3. La cabina torna indietro appesa al cavo portante a forte velocita’, andando poi a sbattere contro uno dei piloni del tracciato e precipita al suolo dopo una caduta di oltre 20 metri. Alla fine si conteranno 13 morti sul colpo, con due bambini trasferiti in gravissime condizioni all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Il primo e’ Mattia Zorloni, di cinque anni, che non riuscira’ a salvarsi e morira’ in serata, come i suoi genitori Vittorio Zorloni e Elisabetta Persanini, di 55 e 37 anni, rimasti tra le lamiere della Funivia. L’altro bimbo e’ Eitan Biran, 6 anni, che alla fine sara’ l’unico sopravvissuto e diventera’ il simbolo di questa terribile strage: nello schianto ha perso il papa’ Amit Biran, 30 anni, la mamma Tal Peleg, 26 anni, e il fratellino Tom, 2 anni, oltre ai bisnonni Barbara Cohen Konisky, di 71 anni e Itshak Cohen, di 82. Sono una famiglia di origine israeliana che viveva a Pavia.
E poi tutti gli altri: Serena Cosentino 27 anni, con il suo fidanzato di origini iraniane Mohammadreza Shahaisavandi, 27 anni; un’altra coppia, residente a Varese, Silvia Malnati e Alessandro Merlo, 26 e 29 anni, e ancora una famiglia del Piacentino Angelo Vito Gasparro di 45 anni e Roberta Pistolato 40 anni. Quattro anni dopo, la memoria dei morti di questa strage sara’ al centro della commemorazione che si celebrera’ oggi in vetta al Mottarone: una messa in programma alle 10.30 sul piazzale antistante la stazione di arrivo, ferma da quella tragica domenica di 4 anni fa. Quattro anni in cui ancora non e’ stato possibile stabilire in via definitiva le responsabilita’ di quanto accaduto. Eppure fin da subito l’allora procuratrice della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, aveva spiegato ai giornalisti che la causa dell’incidente era la rottura della fune e il mancato funzionamento del sistema frenante di emergenza “per cause che saranno oggetto di accertamenti”.