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Tutto diventa più difficile in questi tristi giorni di coronavirus con un futuro incerto per tanti lavoratori che non sanno più se riusciranno a riprendere il loro lavoro o se li aspetta il dramma della disoccupazione con tutte le conseguenze sul piano familiare, sociale, personale che ne deriva.
Sono scese le tenebre ed addensandosi sulle nostre strade, piazze e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante, di un vuoto desolante e che di fatto hanno paralizzato ogni cosa.
Una sensazione strana per molti versi assurda e distruttiva di respira nell’aria, si avverte nei gesti, negli sguardi vuoti dei nostri connazionali da cui non traspare più serenità ma profonda paura e preoccupazione. In altre parole siamo stati investiti da una tempesta sanitaria: inaspettata, furiosa e agghiacciante. Purtroppo però oltre all’emergenza sanitaria che piano piano stiamo cercando di superare giorno dopo giorno diventa sempre più preoccupante un’altra emergenza: quella economia. Questo virus e la mala gestione di questo governo di inetti del Pd di Leu di Renzi e di quella armata branca leone dei 5 stelle stanno portando sempre più incertezza e timore nel Paese. Non c’è più certezza, si naviga a vista e ormai le istituzioni che dovrebbero parlarle con chiarezza vanno avanti solo a slogan. Gli altri Paesi dell’Eurozona hanno già fatto arrivare molti soldi a fondo perduto a tutte quelle attività piccole, medie e grandi in profonda crisi finanziaria mentre in Italia ancora non è arrivato nulla a nessuno. Attività economiche In crisi per via della chiusure obbligatorie che lo Stato ha imposto per contrastare il dilagare del coronavirus.
Oggi in questa giornata di festa del lavoro il grande assente è proprio lui: il lavoro. Purtroppo il protagonista di questa giornata è scomparso dai radar, vittima di questo virus che ne ha cambiato la fisionomia, la forma e la sostanza. Oggi purtroppo non possiamo dedicare questa giornata ad una festa ma questa deve essere dedicata ad una attenta riflessione. Riflessione su cosa fare per poter arginare questo disastro economico che distruggerà il nostro tessuto economico nazionale. Nessuno ha motivo di festeggiare nuppure chi ha ancora un posto fisso perché di sicuro ad oggi purtroppo non c’è Più nulla. A prescindere dalla situazione dei singoli oggi 1 maggio è una giornata che accomuna la maggior parte degli italiani nella preoccupazione del presente ma sopratutto del futuro. Non ricordiamo un momento così tragico che abbia colpito il mondo ed il nostro Paese da decenni a questa parte. Troppi comparti industriali sono finiti in terapia intensiva e stanno lottando tra la vita e la morte. Ed al posto che essere curati e seguiti per cercare di salvare loro la vita da un Staff di medici preparati e capaci, li stanno cercando di curare un branco di illusionisti ( il Governo in carica). Milioni di imprese e un esercito di dipendenti stanno vivendo con il fiato sospeso perché non sanno se la settimana prossima o tra uno mese o due la loro vita cambierà radicalmente in peggio si intende.
Ma il punto sul quale riflettere è: come faranno bar, ristoranti, discoteche, locali e tanti altri esercizi commerciali che pur riaprendo non potranno di certo con tutte le limitazioni imposte dai decreti, la paura della gente e tanti altri fattori negativi poter fatturate tanto quanto basta per sopravvivere e pagare tutti gli adempimenti Fiscali come le tasse, i dipendenti e tutte le altre spese varie? Ve lo dico io: purtroppo non ce la faranno se lo Stato non li aiuterà concertante e non a chiacchiere ! E saranno costretti a rinunciare ad andare avanti. Ed accanto a tutte queste attività commerciali che ho citato c’è un mondo di altre piccole medie imprese nei settori più svariati che sono ad alto rischio chiusura. Dal governo ci dicono che la salute deve venire sempre prima di tutto. E questo sicuramente è vero, ma è altrettanto vero che non può esserci salute fisica ne mentale senza la sicurezza di poter mangiare, oppure senza sapere come poter pagare le bollette, l’affitto di casa o della propria impresa chiusa da mesi o di poter sodisfare una piccola richiesta di un figlio. E sopratutto senza avere più nessuna certezza del presente e ancora peggio del futuro. Non può esistere la festa dei lavoratori quando lo stipendio fisso è diventato prerogativa di pochi e quando gli ammortizzatori sociali vengono considerati quasi un privilegio.
Ricordiamo sopratutto a chi sta governando il nostro Paese- e mi riferisco al Partito democratico, ai fenomeni dei 5 Stelle, ai post comunisti di Leu e al signor Renzi- che non hanno perso il diritto al lavoro, che è il diritto fondamentale che lo Stato Italiano pone a fondamento della propria Costituzione, ma hanno perso il lavoro e voi non state facendo nulla per cercare di fermare questo disastro sociale.
Come garantire allora il diritto al lavoro di quanti si sono fermati ed anche di quanti non hanno mai avuto un lavoro o lo hanno svolto al di fuori delle norme previste dal Diritto del Lavoro, dei cosiddetti lavoratori in nero?
E’ questa la domanda che oggi, Primo Maggio del 2020, dobbiamo porre a chi sta amministrando il nostro Paese.
Non si può negare che una nuova dimensione della povertà si è aperta davanti ai nostri occhi, dovuta ad un’epidemia devastante, che nessuno aveva pensato potesse, nel secolo attuale, dominare la vita umana, ma non ci si può nè ci si deve arrendere a tutto questo senza lottare per migliorare le cose. Bisogna avere il coraggio di giocarsi tutte la carte a
propria disposizione . Bisogna mettere in campo tutto ciò che può essere utile per salvare più posti di lavoro e più aziende possibili.
Si infoltisce, d’un tratto, l’universo dei poveri e poveri non sono solo quelli che “non hanno”, ma anche quelli che “hanno” e che temono di perdere ciò che hanno a causa dell’impossibilità di garantire l’attività lavorativa. Per molti anzi per troppi oggi sarà un giorno di grande tristezza e non di festa.
Non vi è dubbio che la parola lavoro ha acquistato per tutti lo stesso valore, sia per i poveri, sia per i ricchi.
Forse si tratta di una nuova forma di equità sociale. Ma si tratta soprattutto dello svelamento di una grande verità storica, ossia che quando si parla di lavoro inevitabilmente si diventa uguali, che non possono esservi sfruttatori e sfruttati , in quanto vi sono solo risorse umane che collaborano per costruire un progetto di vita.
Molti pensatori lo hanno espresso nel corso dei secoli, molte lotte operaie lo hanno sancito vigorosamente .
Occorre domandarsi anche quante fossero le persone senza lavoro prima della pandemia in Italia.
Tante, forse troppe, a cui si univano quelle persone che lavoravano in nero, anch’essi lavoratori benché senza contratto.
E’ triste prendere atto che saranno in pochi oggi a festeggiare.
Per cui Presidente Giuseppe Conte, alla luce dei danni creati dalla pandemia, facciamo leva sul diritto al lavoro per unificare un territorio, ossia l’Italia, che è stato sempre diviso in un Nord ricco e in un Sud povero e creiamo le fondamenta per una vera futura Festa del Lavoro, per un nuovo 1 Maggio.
Io Andrea Pasini sono un giovane imprenditore di un piccolo comune alle porte di Milano che si chiama Trezzano Sul Naviglio e a lei Presidente Conte e a tutto il suo esecutivo voglio dire che milioni di italiani sono seriamente preoccupati da questa tragica situazione che sta colpendo il nostro Paese.
Proprio per questa sempre maggiore preoccupazione mi permetto di chiedervi di non fare più beceri proclami e chiacchiere, non promettete durante i vostri discorsi alla nazione che arriveranno miliardi di euro a fondo perduto per sostenere le piccole e medie imprese, le partite iva e i piccoli commercianti in difficoltà economiche. Dite la verità agli italiani.
Siate onesti intellettualmente e smettetela di prendere per i fondelli il popolo, perché alla fine state prendendo in giro voi stessi. È sempre meglio nella vita dire la verità anche se fa male , anche se sarà un boccone amaro da digerire ma quantomeno ci darà magari la forza di farci coraggio per poter ripartire anche se abbiamo toccato il fondo. Ci siamo stancasti di vivere sulle vostre promesse che alla fine si trasformando sempre in balle. Ci siamo sinceramente stancati e siamo molto arrabbiati di farci prendere in giro da chi dovrebbe invece difenderci
e tutelarci.
Andrea Pasini – Trezzano Sul Naviglio
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