Regione Lombardia sta diventando sempre piรน punto di riferimentoย come esempioย governativoย in contrapposizione concreta alle politiche culturali progressiste del governo nazionale e locale (leggasi Milano). Lโapice di questa alternativa amministrativa, tutti ricorderanno, รจ stata la discesa diretta in campo nella lotta politica sulla famiglia, dove fino a quel momento vi era un monopolio incontrastato Lgbt che nessuno aveva il coraggio si contrastare e che invece โ dopo quel momento culminato con la famosissima scritta โFamily Dayโ sul Pirellone โ ha infuso a tutta quella maggioranza silenziosa il coraggio di manifestare il proprio dissenso.
Ma al di lร della battaglia sulla famiglia, la politica identitariaย portata avanti dallโassessore Cristina Cappelliniย (titolare delle deleghe alla cultura e allโidentitร ) si sta concentrando da tempo sullโelemento fondamentale per la concretizzazione di un effettivo cambio di marcia dellโofferta culturale: la realizzazione di una struttura di indirizzi e strumenti istituzionali che mettano come prioritร la conoscenza la diffusione e la valorizzazione del patrimonio immateriale di storia, tradizione, cultura e costume e persino fede del proprio territorio โ indispensabili per ricreare uno spirito di appartenenza e identitร โ attraverso una riforma della cultura che ha introdotto leggi ad hoc per le lingue locali, per gli itinerari spirituali, per i monumenti storici e i siti archeologici e per tutto ciรฒ che riguarda rituali, miti, ricorrenze religiose e rievocazioni storiche.
Cultura identitaria, appunto: per la quale venerdรฌ รจ stato convocato a Milano un forum. โRiti, miti e ricorrenze religioseโ si chiama, altro che gender. Ci sarร Regione Lombardia, ci sarร Treccani, ci sarร Philippe Daverio, ci saranno professori universitari, ci saranno rappresentanti di amministrazioni locali e ci saranno soprattutto gli operatori del settore. E per unโintera giornata si confronteranno per individuare politiche concrete da attivare da subito. Perchรจ va benissimo dire che bisogna fare una rivoluzione culturale identitaria, ma poi serve qualcuno che la faccia per davvero. Altrimenti mica poi possiamo lamentarci che da padrone la faccia Majorino.
(di Vincenzo Sofo, tratto da Affaritaliani)