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Dall'archivio:

Pensieri Talebani e una ‘modesta proposta’ per le pensioni- di Fabrizio Fratus

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Giorgia Meloni provi a lanciare un nuovo patto sociale.

Avremo mai una pensione? Questa è la domanda di molti giovani senza un lavoro con contratto a tempo indeterminato, precario e spesso con un futuro incerto.

Calo demografico e crisi assieme a inflazione e guerra impongono incertezza e paura di un futuro sempre più inquietante. Poi aggiungiamoci gli annunci di una intelligenza artificiale pronta a “rubarci” il lavoro e il gioco è fatto. La tecnica doveva rendere la vita più semplice e leggera e, al contrario, sembra porci in uno stato di incertezza e difficoltà tale per cui depressione, ansia e vuoto esistenziale in continuo aumento impongono domande su quale futuro stiamo costruendo.

Una prospettiva c’è, e passa da una visione per cui la vita torni a essere di tipo comunitario e non individualistico, partiamo dalla questione delle pensioni e cerchiamo di capire se ci sono altre soluzioni per il governo Meloni oltre ad alzare l’età pensionabile. Partiamo dalla realtà: siamo in crisi economica, le famiglie sono spaventate per il futuro dei figli che, come ci dicono i dati, sono “bloccati” in casa per gli alti costi (il caro affitti, per esempio).
La crisi occupazionale è in continuo aumento e la risposta del governo è quella di aumentare l’età per andare in pensione. E se ci fosse un’altra strada? Torniamo a guardare la società come una grande comunità dove tutto è interconnesso e lanciamo un patto tra stato, aziende e lavoratori. Siamo convinti che per uscire dalla crisi e risolvere alcuni problemi vada cambiata la logica con cui sino ad oggi si è proceduti.

L’idea è questa: lasciamo la scelta a una persona in procinto di andare in pensione di potere restare in azienda a metà orario mantenendo lo stesso stipendio, quindi maggiore della pensione che riscuoterebbe. L’azienda mantiene un suo lavoratore preparato senza pagargli i contributi che andrebbero a coprire l’assunzione di un giovane da affiancare all’anziano.

I vantaggi? Lo stato risparmia sulla pensione, quindi non ha costi. Il lavoratore anziano resta attivo e produttivo ricevendo una somma maggiore di quella che riceverebbe da pensionato. L’azienda non subirebbe la mancanza di una persona esperta durante il passaggio di consegne ad un giovane lavoratore. Si abbatterebbe la disoccupazione giovanile dando speranza di un futuro migliore a giovani e famiglie.

Tutta la società ne trarrebbe vantaggio perchè sono i ragazzi che spendono maggiormente e quindi si contribuirebbe ad aumentare i consumi. Un nuovo patto sociale, un nuovo approccio e forse un po’ di coraggio.

Fabrizio Fratus

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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