Pavia. Parte la stagione del Teatro Sociale di Stradella.

Dal prossimo giovedì 6 Novembre. Il programma completo. Si comincia con il fu Mattia Pascal

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Un mosaico di emozioni, differenti linguaggi e sensibilità. Questa è la nuova stagione del Teatro Sociale di Stradella, a cura del Comune di Stradella e in collaborazione con la Fondazione Teatro Fraschini di Pavia. Prosa, danza e operetta si intrecciano in un cartellone che attraversa i grandi classici e le nuove scritture, la riflessione civile e la leggerezza della musica, con interpreti di primo piano della scena nazionale e giovani talenti del panorama coreutico. Un viaggio nel cuore del teatro, capace di unire ironia e commozione, parola e movimento, intimità e spettacolo.

“La stagione del Teatro Sociale di Stradella 2025/2026” – commenta Francesco Nardelli, Direttore Generale del Teatro Fraschini – “nasce nel segno della continuità e dell’apertura: continuità nella qualità della proposta e nel legame con il Teatro Fraschini, e apertura verso nuovi linguaggi, pubblici e collaborazioni. Questo cartellone racconta un teatro che sa essere popolare e colto insieme, che alterna la grande prosa d’autore alla danza, alla musica, alla leggerezza dell’operetta, parlando a tutti senza rinunciare alla profondità.

È un progetto che vuole rinsaldare la funzione culturale e sociale del teatro come luogo di incontro e di comunità, in una prospettiva che unisce le eccellenze artistiche nazionali al lavoro capillare sul territorio. Con questa stagione abbiamo voluto proporre un viaggio che unisce emozione e pensiero, classico e contemporaneo, con artisti di altissimo livello e produzioni che sanno toccare il cuore del pubblico perché crediamo profondamente nel valore del teatro come esperienza collettiva, capace di generare bellezza, riflessione e senso di appartenenza.”

La prima a dare inizio alla stagione è la stagione di prosa, all’insegna dei grandi autori, le emozioni del presente, le domande di sempre.

Inaugura la stagione, il 6 novembre alle ore 21.00, Il fu Mattia Pascal per la regia di Marco Tullio Giordana, con Geppy Gleijeses, Marilù Prati, Antonio Tallura. Un grande classico del teatro e della letteratura italiana, il romanzo di Pirandello, che esplora l’identità, l’illusione e il desiderio di rinascita, torna in scena per la regia di Marco Tullio Giordana, uno dei più acuti interpreti della memoria e dell’etica civile nel cinema italiano. Sul palco Geppy Gleijeses, attore di rara intensità, dà corpo e voce a un personaggio emblematico: un uomo che, creduto morto, tenta di reinventarsi una vita, scoprendo che la libertà assoluta può trasformarsi in una nuova prigione.

Giordana costruisce uno spettacolo di straordinaria eleganza visiva, dove le luci di Gianni Carluccio, i costumi di Chiara Donato e le musiche originali di Andrea Rocca disegnano un viaggio dentro il paradosso pirandelliano — sospeso tra sogno, ironia e dolore — che continua a parlarci con modernissima attualità.
Segue il 20 novembre sempre alle ore 21.00 lo spettacolo Crisi di nervi per la regia di Peter Stein con Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci.

In scena, tre gioielli di comicità e intelligenza firmati da Anton Čechov — L’orso, I danni del tabacco e La domanda di matrimonio — vengono reinterpretati dal maestro Peter Stein, che ne restituisce la leggerezza, l’ironia e la malinconia. Con un cast di grande spessore, guidato da Maddalena Crippa, Alessandro Averone e Gianluigi Fogacci, Stein mette in scena tre “scherzi” teatrali che raccontano le fragilità umane con sguardo lucido e ironico: piccoli universi in cui l’amore si confonde con la vanità, la solitudine con la farsa, la vita con il teatro stesso. Un classico della comicità intelligente, realizzato con il rigore e la grazia di uno dei più importanti registi europei. Čechov stesso sosteneva infatti che “non c’è nulla di più comico della serietà con cui affrontiamo le nostre assurdità!”, un’affermazione che cattura perfettamente lo spirito dello spettacolo, capace di far ridere, riflettere e commuovere.

Basta poco è lo spettacolo di dicembre, il 10 dicembre alle ore 21.00, per la regia Marco Rampoldi, con Antonio Cornacchione, Pino Quartullo, Alessandra Faiella. Basta poco è una commedia politica, sociale e irresistibilmente umana, scritta e interpretata da Antonio Cornacchione, che torna a riflettere — tra sarcasmo e malinconia — sull’Italia contemporanea e sulla disillusione degli ideali. Palmiro, tipografo sull’orlo del fallimento, si trova di fronte a una scelta etica e personale: difendere i propri principi o arrendersi alla logica del potere. Accanto a lui, due compagni di scena straordinari: Pino Quartullo, che incarna un neofascista tanto aggressivo quanto grottesco, e Alessandra Faiella, presenza femminile intensa e ironica. La regia di Marco Rampoldi trasforma la commedia in una piccola tragedia del nostro tempo: una satira “ruvida ma tenera” che parla di dignità, identità e libertà, con echi del teatro civile di Dario Fo.

Guanti bianchi di Edoardo Erba, con la regia e interpretazione di Paolo Triestino, il 13 gennaio 2026, alle ore 21.00. Dopo il successo di “Muratori”, Paolo Triestino e Edoardo Erba tornano a collaborare per un nuovo viaggio teatrale dentro la bellezza e la leggerezza. Guanti bianchi racconta la storia di Antonio, un ex movimentatore di opere d’arte che ripercorre le sue esperienze tra capolavori e musei, scoprendo come l’arte possa ancora salvare e consolare. Un testo che alterna comicità e poesia, in cui Triestino, solo in scena, dà vita a una girandola di personaggi e di emozioni, tra Michelangelo e Pollock, tra la realtà di Colleferro e la trascendenza della bellezza. Le musiche di Natalia Paviolo e le proiezioni di Valeriano Spirito accompagnano una regia raffinata che trasforma la parola in pittura.

Sempre a gennaio, il 28, alle ore 21.00, Matteotti (Anatomia di un fascismo), di Stefano Massini, con Ottavia Piccolo e I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo.

A più di cento anni dalla morte di Giacomo Matteotti, il teatro civile di Stefano Massini e la voce intensa di Ottavia Piccolo ci restituiscono la potenza e la lucidità di un uomo che seppe denunciare il pericolo del fascismo quando molti tacevano. Accompagnata dal suono dal vivo dei Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, diretti da Enrico Fink, Piccolo intreccia parola e musica in un racconto di memoria e resistenza, dove la storia diventa materia viva. Uno spettacolo di rara forza emotiva, che rinnova il senso profondo del teatro come testimonianza.

Rumori fuori scena di Michael Frayn, con la regia di Attilio Corsini, con la Compagnia Attori & Tecnici, venerdì 6 febbraio ore 21.00.

Quarant’anni di successi ininterrotti per una delle commedie più rappresentative del Novecento. In Rumori fuori scena il pubblico assiste al disastroso allestimento di una pièce teatrale, dove errori, litigi e imprevisti trasformano la rappresentazione in un’irresistibile catastrofe comica. La storica Compagnia Attori & Tecnici porta in scena lo stesso spettacolo dal debutto nel 1983, mantenendone intatta la freschezza e la precisione di un meccanismo a orologeria. Un omaggio al teatro nel teatro e alla fragilità — meravigliosa — di chi vive ogni sera dietro le quinte.

Il 25 febbraio alle ore 21.00, Marco Baliani torna con una nuova, intensa tappa della sua ricerca teatrale. Una notte sbagliata è un atto unico potente, di teatro civile e insieme poetico, in cui il corpo dell’attore diventa lo spazio in cui esplode una vicenda di violenza e smarrimento. Sul palcoscenico Baliani racconta la storia di “un corpo fragile” che, in quella che poi chiameremo notte sbagliata, diventa capro espiatorio su cui si accanisce una collettività priva di empatia.

Ma non è cronaca, né denuncia: è un’indagine profonda nelle pieghe nascoste della psiche, nelle pulsioni e nelle paure che attraversano il nostro tempo. La regia di Maria Maglietta, essenziale e visiva, crea una partitura fatta di suoni, luci e immagini che amplificano la tensione e la fragilità del racconto. I paesaggi sonori di Mirto Baliani e le video-proiezioni di Lucio Diana costruiscono un ambiente sensoriale sospeso tra reale e visione, dove il linguaggio si frammenta e il tempo si dilata in un “arazzo psichico” di emozioni e pensieri. Ne emerge una riflessione lucida e inquieta sulla deriva della violenza, sull’incrinarsi della “sacralità del vivente” e sulla perdita dell’inviolabilità del corpo.

A marzo, il 25 ore 21.00, è in scena un grande classico della commedia cinquecentesca, La Mandragola – Facetissima commedia dell’arte, liberamente tratta da Niccolò Machiavelli, per la regia e canovaccio di Michele Mori, con Pierdomenico Simone e la Compagnia Giovani di Stivalaccio Teatro. Con la consueta maestria artigianale che la contraddistingue, Stivalaccio Teatro riconsegna alle nostre scene uno dei testi più rappresentativi della tradizione italiana: la Mandragola di Niccolò Machiavelli, definita da molti la “commedia perfetta”.

Un’operazione di straordinaria vitalità, che Michele Mori costruisce come un omaggio al teatro popolare e alla Commedia dell’Arte, intrecciando dialetti, maschere, canto, acrobazia e improvvisazione in un gioco teatrale travolgente e pieno di ritmo. La vicenda — quella di Messer Nicia, vecchio e avido borghese disposto a tutto pur di avere un erede — si trasforma in una beffa boccaccesca, in cui chi si crede furbo viene puntualmente gabbato da chi lo è davvero. Ma sotto la superficie comica si nasconde l’ironia corrosiva di Machiavelli: una riflessione sull’ipocrisia religiosa, i rapporti di potere, la moralità familiare, che si traduce in un riso amaro, capace di far riflettere lo spettatore contemporaneo. Un piccolo capolavoro di equilibrio tra arte alta e teatro popolare, applaudito dalla critica come “un pezzo di storia della drammaturgia che riprende vita con una notevole capacità comica” (Teatro e Critica).

Le gratitudini, dal romanzo di Delphine de Vigan, per l’adattamento e regia di Paolo Triestino, con Lucia Vasini, Paolo Triestino, Pierluigi Corallo, Carmen Di Marzo, giovedì 16 aprile, ore 21.00. Una delicata meditazione sul senso del ringraziamento e sulla fragilità dell’esistenza. Le Gratitudini racconta la storia di Michka, anziana correttrice di bozze che perde lentamente le parole, ma non voglia di dire “grazie” alla vita. Lucia Vasini interpreta con dolcezza e ironia questo personaggio indimenticabile, affiancata da Paolo Triestino, in uno spettacolo che tocca con grazia le corde più profonde dell’animo umano. Un dirompente inno alla vita, dove quattro esistenze si intrecciano in un mirabile incrocio di sentimenti, passioni, rimpianti, ma dove tutto è ancora possibile. Basta volerlo, con caparbietà e decisione. E con un sorriso.

La stagione di prosa termina il 21 aprile, ore 21.00, con Novecento di Alessandro Baricco, con la regia Stefano Messina e Chiara Bonome e le musiche di Pino Cangialosi. Un racconto che ha incantato generazioni. Il pianista Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento è nato e vissuto su una nave senza mai scendere a terra. La sua musica, come la sua anima, naviga tra orizzonti infiniti. Stefano Messina, con la sua voce limpida e intensa, restituisce tutta la poesia di Baricco in un monologo che diventa confessione e leggenda, accompagnato dalle musiche originali di Pino Cangialosi. Un teatro di parola puro e struggente, che parla di libertà, destino e infinito.

La stagione di danza, si apre il 19 dicembre con lo spettacolo Occhi al cielo. Sognando l’Universo, una produzione collettiva delle scuole di danza del territorio. Lo spettacolo vuole incantare il pubblico grazie ad un viaggio onirico tra pianeti, costellazioni e galassie. Un progetto comunitario che riunisce le scuole di danza e musica di Stradella, Pavia, Casteggio e Castel San Giovanni, unendo generazioni e linguaggi diversi. Occhi al cielo è un invito a guardare in alto, a riscoprire la meraviglia, la curiosità e la forza dell’immaginazione.

Cenerentola, il 21 marzo, ore 21.00, con l’Étoile Ballet Theatre. Una prima assoluta firmata Étoile Ballet Theatre, che reinterpreta la fiaba di Perrault con un linguaggio contemporaneo, sospeso tra eleganza classica e teatralità moderna. Tra le due sorellastre goffe, la fata madrina e il principe, Cenerentola diventa un inno alla gentilezza e alla resilienza. Le coreografie di Ines Albertini e Walter Angelini, su musiche di Prokof’ev, creano uno spettacolo di grande impatto visivo, fatto di grazia, humor e poesia.

Il genere dell’operetta è rappresentato dalla Vedova allegra, il 14 febbraio ore 21.00, di Franz Lehár, con la regia e la compagnia Corrado Abbati, il Balletto Di Parma e la Direzione musicale di Alberto Orlandi. Un titolo intramontabile, questo. La Vedova allegra di Franz Lehár, nell’adattamento e regia di Corrado Abbati, torna a Stradella con tutto il suo fascino e la sua ironia. Una storia d’amore e diplomazia ambientata a Parigi, tra valzer e can-can, dove la vedova Anna Glavari sceglie l’amore invece del potere. La regia di Abbati privilegia la leggerezza come valore poetico, evocando quella “reazione al peso del vivere” che, come scrive Calvino, restituisce gioia e libertà. Costumi sfarzosi, coreografie di Francesco Frola e le luci di InScena Art Design rendono lo spettacolo un piccolo trionfo di eleganza e festa.

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