Pavia: ennesima aggressione in carcere. Il Sindacato SAPPE: “Non si può più lavorare così”

Ancora un grave episodio di violenza gratuita contro un appartenente alla Polizia penitenziaria in servizio alla Casa circondariale di Pavia.

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“E’ di qualche giorno fa la notizia di un’altra aggressione ai danni del personale di Polizia Penitenziaria. Durante l’operazione di chiusura, alcuni detenuti si sono rifiutati di entrare in cella dopo aver festeggiato la fine del Ramadan e, durante la fase di ripristino dell’ordine della Sezione, un poliziotto ha preso una testata al volto da un detenuto straniero per la quale è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso del nosocomio cittadino dove è stato dimesso con una prognosi di venti giorni”, informa Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

“Il SAPPE augura una pronta guarigione al collega e auspichiamo che l’Amministrazione Penitenziaria possa porre fine a questa violenza nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria oramai esausto di subire aggressioni da parte della popolazione detenuta”.

Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che esprime solidarietà e vicinanza al poliziotto ferito ed a tutto il Reparto operativo di Pavia, servono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze”.

Il riferimento del leader nazionale del SAPPE è alla necessità di “prevedere l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene e la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”.

Ma Capece torna anche a sollecitare, per la Polizia Penitenziaria, “la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici).

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