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Paul Cauthen – “Country Coming Down” (2022) by Trex Roads

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Oggi, amici, vi parlo di un artista che è uno dei pochi, nella musica attuale, che può essere definito “geniale”. La musica, si sa, ormai ha esplorato ogni tipo di genere e ogni tipo di sfumatura. Ogni artista al giorno d’oggi, può ispirarsi a ciò che è già stata fatto ma se ha talento può cercare di dare un tocco di originalità alla sua musica, distinguendosi dalla massa. Non dico che, chi non lo fa, è commerciale o da buttare, anzi, ma a volte ci sono artisti che non si accontentano o che hanno una personalità così debordante, che circoscriverli in un solo confine musicale, a volte, è impossibile.

Il frontman dei Whiskey Myers, Cody Cannon, recentemente in un’intervista riguardo alle nuove sonorità ascoltate nei singoli appena usciti, ha detto una cosa che riassume il concetto, che andrà applicato anche all’artista di cui vi parlerò : “se non potessi avere solo la libertà di creare  come voglio, non lo farei affatto.” Il senso è che ci sono artisti che non vogliono confini e se non possono avere la libertà di esplorare e creare come lo sentono dentro, allora è come ucciderli. Ecco, Paul Cauthen da Tyler, Texas è un artista di questo tipo.

 

 

Paul ha la musica nel DNA, non avrebbe potuto sfuggire a questo mondo, nemmeno lo avesse voluto. I nonni lo hanno immerso nella musica fin da bambino : uno era andato a scuola con il mito Hank Williams, mentre l’altro aveva lavorato con Buddy Holly. La nonna poi gli insegnò a suonare il piano e Cauthen racconta in varie interviste che sentiva l’animo dell’intrattenitore fin da quei giorni.

 

 

La carriera del texano proseguì in età adulta e arrivò a varie esibizioni al Cheatham Warehouse di San Marcos, un locale leggendario che ha lanciato più di una carriera e lo portò a formare un duo i Sons of Fathers che registrarono due album di buonissima qualità, album che viaggiavano fra il country rock e la musica delle radici.

Cauthen però sentiva che doveva partire da solo per questo viaggio e nel 2016 fece uscire My Gospel, registrato in parte nella località di Muscle Shoals in Alabama, luogo di nascita della soul southern music. Il disco era un piccolo gioiello, che gli è valso numerosi riconoscimenti anche da riviste molto note come Rolling Stone. Il successivo EP Have Mercy del 2018, ha affinato ancora di più la sua musica country molto ispirata al passato, una sorta di Johnny Cash moderno che lo ha fatto arrivare all’esordio al Grand Ole Opry.

 

 

La sua voce era il segreto, baritonale intensa ed emozionante che gli valse l’appellativo di Big Velvet.

Siamo esseri umani e i periodi duri e che ci mettono alla prova, sono sempre dietro l’angolo e Cauthen non fece differenza. Rottura di un amore, depressione, ansia da successo e tutto il carrozzone che di solito segue un artista in crisi personale.

Tutto questo venne raccontato con un album, Room 41 del 2019, una vera evoluzione nel sound che cominciava già a far capire che il ragazzo non era uno comune. Un disco che gli è valso la partecipazione a dei festival importanti e l’apertura dei concerti di artisti che in Texas erano già leggende come Cody Jinks, la cui amicizia dura tutt’ora (Cauthen compare anche in un pezzo del fantastico live registrato a Red Rocks da Jinks).

Eccoci arrivati a questo disco, 10 pezzi, registrati con i due collaboratori ormai consolidati al suo fianco Beau Bedford e Jason Burt agli studi Modern Electric Sound Recorders di Dallas.

La prima parola che mi viene in mente, ascoltando questi 10 brani, come vi anticipavo prima, è genialità. E’ quasi un delitto raccontarlo senza che prima lo ascoltiate.

Paul Cauthen in pratica usa la sua voce meravigliosa e la mette al servizio di un sound originale, folle, divertente, nel quale la banalità non avrà mai spazio.

 

 

 

Non ci credete? Premete play e fatevi sconvolgere da Country as Fuck, un pezzo funky country irriverente, i cui confini fra ciò che è satira o puro divertimento non ci sono. Presa in giro? Scherzo? O realtà? Non lo so ma dannatamente divertente e per nulla banale.

La chitarra acustica e sincopata di High Heels, accompagna la sua voce in un brano piacevole che sfocia in un assolo di pianoforte elettrico che è un piccolo gioiello. Ora country ora blues rock, non ha un genere ma è questo il bello.

Con Country Clubbin’ entriamo in una discoteca del Texas dalla porta principale o ci entriamo perchè è tutto uno scherzo? La chitarra compressa che la fa sembrare un sintetizzatore anni ’70 ci accompagna in un brano di pura satira e divertimento e i cori femminili non fanno che accrescere questa sensazione. Strana, stranissima ma dannatamente piacevole. La voce di Cauthen poi sta bene su tutto, come il nero.

Il groove sincopato di Champagne & Limo rilassa l’atmosfera, Fuck You Money rialza i battiti con una chitarra che sferza l’aria e ci regala un assolo bellissimo, e un testo diretto e senza peli sulla lingua per arrivare al blues con il groove irresistibile di Cut a Rug, dove Cauthen prende in giro i balli da discoteca, non ne tralascia neanche uno.

Arriva anche lo spazio per una ballata dedicata alla moglie, Till The Day I Die, una ballata che non si discosta dal sentimento del disco : strana, rarefatta ma che la voce porta su lidi ora rock, ora country, ora soul. Il lavoro delle tastiere è davvero rimarchevole.

Il disco si chiude con la title track che è un brano che Cauthen ha scritto anni fa assieme ad Aaron Raitiere, autore davvero fantastico (che troveremo anche in un pezzo del nuovo disco dei Whiskey Myers in uscita in estate, ndr). E’ un brano che fa un allusione nemmeno tanto velata ad un pezzo famosissimo di uno degli Highwaymen (Kris Kristofferson), quasi a dichiarare pubblicamente che anche lui ha dentro di sé quel sentimento fuorilegge, quello di non seguire le regole di questo o quel genere che tanto avevano fatto scalpore nella musica degli outlaws originali.

Dopo tutto questo viaggio attraverso club, discoteche e divertimento in limousine, Cauthen dichiara che sogna una vita in campagna, dove la vita è lenta e più facile. Un sogno legittimo per chi ha vissuto ed è stato quasi distrutto dalla vita luccicante e ingannevole della “città”.

Un disco originale, divertente e, posso dirlo, dannatamente geniale. Ci si diverte, si balla, si prende in giro il mainstream, ci si emoziona per l’amore vero e si ritorna alla vita di campagna. Tutto in un disco, senza mai scadere nelle banalità o in canzoni passabili.

Non posso consigliarlo agli amanti di questo o quel genere, perché non ci sono generi a cui riferirsi. Regalo solo questo consiglio a chi vuole essere stupito e divertito da un grande intrattenitore ed un grande artista : ascoltate senza preconcetti e anche voi entrerete nel mondo di Big Velvet, un mondo divertente e scanzonato ma profondo e poetico, satirico e mai banale.

Se avanzate tempo poi scoprite anche i suoi dischi precedenti, ne vale davvero la pena.

 

 

Buon ascolto,

Claudio Trezzani by Trex Roads 

www.trexroads.altervista.org

(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link : https://trexroads.altervista.org/country-coming-down-paul-cauthen-2022-english/ )

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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