Parla il giudice che assolse Stasi, ‘meglio colpevole fuori che innocente dentro’

Mai dimenticarsi del 'ragionevole dubbio'

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“Il ragionevole dubbio non è una sconfitta dello Stato, ma una vittoria”. Lo afferma in una intervista video al sito web del quotidiano La Stampa Stefano Vitelli, il gup di Vigevano che nel dicembre 2009 assolse in primo grado Alberto Stasi dall’accusa di avere ucciso la fidanzata Chiara Poggi.

“Rispetto – spiega – il giudicato formale come l’attuale indagine che la Procura di Pavia sta effettuando, aspettiamo e vediamo, ma quel che è certo è che nel processo di primo grado emersero profili di dubbio e di criticità, primo fra tutti l’alibi informatico di Stasi”. Per la perizia informatica disposta da Vitelli, la mattina del 13 agosto 2007, quando la vittima venne massacrata nella sua abitazione di Garlasco, Stasi stava lavorando al computer esattamente come aveva dichiarato. “Altro dubbio: la vicina di casa, la signora Bermani se ricordo bene, disse sin dall’inizio ai carabinieri di avere visto appoggiata al muro dell’abitazione della famiglia Poggi una bicicletta che non corrispondeva a quella di Stasi”.

Elementi che, alimentando il ragionevole dubbio, portarono all’assoluzione di Stasi, poi condannato in via definitiva a 16 anni per il delitto della fidanzata. “Comunque vada, il ragionevole dubbio – ribadisce – è un valore che deve unire tutti, perché come ci insegnano i maestri, è meglio un colpevole fuori che un innocente dentro”.

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