Dopo 20 anni di guerra, a causa di dispute sui confini, e la morte di, circa, 20mila soldati eritrei, il premier etiope Abiy Ahmed ed il presidente eritreo Isaias Afwerki si sono stretti la mano a Jeddah, capitale dellโArabia Saudita.
Soddisfatto il re saudita Salman: โL’accordo prevede il ripristino di normali relazioni fra i due Paesi, sulla base degli stretti legami geografici, storici e culturali fra le nazioni e i rispettivi popoli. I due capi di Stato sono stati encomiabili: hanno esercitato leadership e coraggio ristabilizzando le relazioni fraterne fra i due Paesiโ.
La cosรฌ detta Intesa di Jeddah prevede:
- apertura delle ambasciate nelle rispettive capitali
- ripristino dei collegamenti
- uso dei porti eritrei da parte dell’Etiopia
LโArabia Saudita cerca in questo modo di sparigliare lโinfluenza di Russia e Cina nel Corno dโAfrica.
Ad Agosto, infatti, il il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, aveva annunciato un accordo economico con lโEritrea, per lโapertura di un polo logistico. Cosรฌ come la Cina aveva fatto in Gibuti. La politica estera russa in Africa, mirante allโaccaparramento di materie prime, sta rincorrendo Usa e Cina, molto piรน presenti nel continente africano. La Russia, per favorire le relazioni con gli stati africani, punta sulla fornitura di armi e sullโappoggio politico, in sede Onu.
Se lโEritrea รจ sotto lโegida russa, lโEtiopia รจ terra cinese. Il made in Cina รจ, in realtร , made in Etiopia. LโHawassa Industrial Park, costruito da unโimpresa edile statale cinese, con un investimento di 250milioni di USD, รจ un polo del tessile composto da 56 hangar, in cui operano moltissime aziende cinesi, alla ricerca di manodopera a basso costo. La Cina, inoltre, affitta ad aziende straniere i suoi spazi, grazie ad accordi fiscali con lo stato etiope: si parla di esenzione dโimposta sul reddito per i primi 5 anni. Accordi strappati grazie al fatto che la Cina ha investito in Etiopia, tra il 2010 ed il 2015, quasi 11miliardi i USD.
Marco Crestani