Omicidio Ravasio: scontro sulle condizioni mentali di Marcello Trifone, il 17 novembre l’udienza con Adilma Pereira

Prosegue il processo al Tribunale di Busto Arsizio

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Il Tribunale di Busto Arsizio è stato il palcoscenico di un cruciale scontro di perizie psichiatriche nel processo per l’omicidio di Fabio Ravasio, il 52enne di Parabiago investito e ucciso in bicicletta la sera del 9 agosto 2024 al confine con Casorezzo.

Il dibattito, lunedì, si è concentrato su Marcello Trifone, marito di Adilma Pereira Carneiro – la donna che la cronaca ha ribattezzato la “mantide di Parabiago” e ritenuta la mente del piano omicida – e uno dei nove imputati.

La Tesi della Difesa: “Incapace di Volere”
L’udienza ha visto protagonista il Professor Cesare Maria Cornaggia (Colmaggia), psichiatra e consulente tecnico della difesa di Trifone, chiamato a chiarire lo stato mentale dell’uomo al momento dei fatti. Le conclusioni del perito, presentate in aula lunedì 20 ottobre, hanno tracciato un profilo inquietante di Trifone, dipingendolo come un uomo “condizionato e condizionabile” e “totalmente incapace di volere” l’azione.

Secondo Cornaggia, l’azione di Trifone, il quale era accusato di essere a bordo dell’auto che investì Ravasio, non sarebbe stata guidata da una scelta consapevole basata su opzioni, ma da una delega della volontà ad altri.

“Trifone era capace di intendere ma totalmente incapace di volere,” ha argomentato il consulente, aggiungendo che l’imputato si sarebbe sentito costretto a obbedire alla Pereira.

Il consulente ha descritto un rapporto fondato su un forte squilibrio psicologico e affettivo tra i coniugi: lei, manipolatrice e carismatica; lui, fragile, dipendente e pronto a tutto pur di compiacerla. Trifone, segnato da un passato difficile tra abbandono, orfanotrofio e scarsi profitti, avrebbe vissuto in uno stato di costante soggezione, rendendolo, di fatto, un esecutore inconsapevole.

La Perizia della Corte: Capacità di Intendere e di Volere
Questa ricostruzione del perito della difesa si contrappone nettamente all’immagine delineata dalla perizia ufficiale della Corte, secondo la quale Trifone sarebbe stato invece pienamente capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio.

La contrapposizione tra le due visioni – una che invoca il vizio di mente e l’incapacità di discernimento, l’altra che sostiene la piena lucidità – potrebbe influire in modo decisivo sull’esito finale del processo, in quanto riaccende il dibattito sulla reale responsabilità e sul movente dell’imputato. Cornaggia ha infatti sostenuto l’assenza di un movente personale dietro la partecipazione di Trifone, il cui agire è stato totalmente delegato.

1l 17 novembre l’udienza con Adilma

Il processo, una storia oscura fatta di passioni malate e manipolazioni, in cui la madre della vittima aveva in precedenza definito Adilma Pereira un “mostro che ha ucciso per soldi”, proseguirà nelle prossime settimane. Un momento molto atteso è fissato per il 17 novembre, data in cui è previsto che a parlare davanti ai giudici sarà proprio lei, la donna ritenuta la mente del tragico piano.

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