Il continuare a dirsi innocente rischia di mettere nei guai Alberto Stasi che dal gennaio 2023 esce dal carcere milanese a Bollate – dove sta scontando la condanna definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi – per il lavoro esterno (concesso per buona condotta), ossia svolgere mansioni contabili e amministrative con rigide prescrizioni sugli orari di uscita e di rientro in cella.
Stasi, 41 anni, continua a proclamarsi innocente e potrebbe a breve iniziare a beneficiare della semilibertà, ma in questo caso tra i requisiti che il Tribunale di Sorveglianza valuta c’è anche quello della resipiscenza, ossia l’aver compreso il proprio errore. Da quando è diventata nota la notizia che la Procura di Pavia indaga su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, Stasi è diventato bersaglio di telecamere e microfoni e all’inviata di Mattino 5 ha ribadito la sua innocenza e che “bisognerà approfondire” sul perché il Dna dell’indagato è sui margini delle unghie della vittima.
In un altro caso mediatico, a Salvatore Parolisi – condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea – sono stati revocati i permessi per un’intervista con cui ha svalutato il processo, il percorso di reinserimento e la figura della donna. In ambienti vicini alla Sorveglianza si fa notare che a Stasi, se ha come obiettivo la semilibertà, conviene tenere la bocca chiusa.