Omicidio di Settala, resta in carcere il 50enne nordafricano

'Marito indifferente alla tragedia della figlia'

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Ha dimostrato “fermezza nella volontà” di commettere l’omicidio e “indifferenza verso la tragedia generata”, anche perché non ha chiamato lui i soccorsi, ma è stata la figlia di 10 anni a farlo. Lo scrive il gip di Milano Emanuele Mancini nell’ordinanza con cui, su richiesta del pm Antonio Pansa nelle indagini dei carabinieri, ha convalidato l’arresto e disposto il carcere per Khalid, il 50enne che nella serata del 3 maggio, a Settala, nel Milanese, ha ucciso con una quindicina di coltellate la moglie Amina, 43 anni.

Nel provvedimento il giudice evidenzia la “inusitata violenza rivolta verso la moglie dall’uomo”, alla presenza anche della figlia, e anche i suoi comportamenti violenti descritti pure nella denuncia che la donna presentò nel 2022. Nonostante ciò, si legge nell’ordinanza per l’accusa di omicidio pluriaggravato anche dai futili motivi (rischia l’ergastolo con questa contestazione), il 50enne nell’interrogatorio ha tentato di giustificarsi dicendo che non voleva uccidere “perché la vita non si toglie” e descrivendosi lui come vittima di condotte violente e minacciose da parte della moglie.

Ciò, secondo il giudice, dimostra che non ha preso consapevolezza di ciò che ha fatto e che potrebbe anche, se liberò, uccidere ancora o commettere altri atti violenti. Gli stessi vicini di casa, si legge ancora nel provvedimento, lo hanno descritto come una persona capace di perdere ripetutamente il controllo.

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