Emergono nuovi dettagli dalle indagini sul caso Garlasco, che vedono al centro l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, indagato dalla Procura di Brescia per corruzione in atti giudiziari. Secondo l’ipotesi accusatoria, nel 2017 Venditti avrebbe favorito, in cambio di una somma tra 20 e 30mila euro, l’archiviazione di Andrea Sempio, tornato di recente tra gli indagati per l’omicidio di Chiara Poggi.
Al centro dell’attenzione ci sono le intercettazioni ambientali risalenti al febbraio 2017, nelle quali Giuseppe Sempio, padre di Andrea, pronuncia la frase: “Adesso bisogna che troviamo la formula di pagare quei signori lì”. Alla domanda della moglie su chi intendesse, l’uomo risponde: “Portare i soldi all’avvocato, visto che escono…”.
Tuttavia, secondo un’annotazione della Guardia di Finanza di Brescia, firmata dal luogotenente Davide Canalicchio e depositata a fine luglio, le modalità discusse in quella conversazione — che prevedevano pagamenti “non tracciabili” e il coinvolgimento di alcune zie di Sempio, Ivana e Silvia, oltre al marito di quest’ultima — “sembrano più vicine all’ipotesi di dover pagare in maniera occulta persone diverse, indicate come ‘quei signori lì’, piuttosto che i difensori di fiducia”.
Nella stessa annotazione, però, si precisa che dalle intercettazioni emerge anche un “chiaro riferimento ai presunti pagamenti della famiglia Sempio nei confronti dei legali di fiducia”, tra cui l’avvocato Massimo Lovati, che ancora oggi difende Andrea Sempio.
Proprio per chiarire questo nodo, la Guardia di Finanza e la Procura di Brescia hanno disposto accertamenti bancari sui conti dei Sempio e dell’ex procuratore Venditti, oltre a perquisizioni eseguite il 26 settembre. Dai primi riscontri non sarebbero emerse anomalie nei movimenti finanziari, ma gli inquirenti ritengono necessario approfondire le circostanze dei presunti pagamenti non tracciabili.
La famiglia Sempio, dal canto suo, continua a sostenere che i riferimenti al denaro nelle conversazioni intercettate si riferiscano esclusivamente ai pagamenti per la difesa legale, e non a somme destinate a magistrati o pubblici ufficiali.
Le indagini proseguono sotto la direzione del procuratore Francesco Prete e della pm Claudia Moregola.