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di Stefano Vaccara
NEW YORK (ITALPRESS) – Chi ha già votato o si appresta a votare per Trump è un nazi-fascista “nativista”? Ci saranno anche gli estremisti razzisti che bramano una dittatura del “fuhrer” tra gli elettori dell’ex presidente, ma sono una piccola minoranza che non riuscirebbe mai a riportarlo alla Casa Bianca. No, chi vuole il ritorno di Trump, la maggioranza di coloro che voteranno “rosso”, sono cittadini americani che si dividono in due gruppi principali: “Dissatisfied” (gli insoddisfatti) e i “well off” (coloro che hanno raggiunto il benessere e che pensano che Trump gli assicurerebbe più sicurezza e meno tasse). I primi sono soprattutto uomini bianchi senza diploma di studi superiori, che hanno visto negli ultimi anni diminuire le loro possibilità di trovare lavori ben retribuiti e che si sentono “traditi” e lasciati indietro. Spesso vengono chiamati “angry white men” (uomini bianchi arrabbiati) e tendono, nello slogan “Make America Great Again”, a immaginare il ritorno all’epoca in cui un uomo bianco, con un solo lavoro che non aveva bisogno di alcun diploma di laurea (college degree), poteva negli USA comprare una casa e mantenere una famiglia senza difficoltà. Tra questi uomini bianchi di tutte le fasce d’età, che in larga percentuale scelgono di votare Trump, si innestano anche uomini afroamericani e ispanici che hanno gli stessi motivi, ma nei loro gruppi rimangono ancora una minoranza. Nel gruppo dei “well off” troviamo invece tutte le etnie, le età e anche i generi: uomini e donne di successo, imprenditori e professionisti che hanno accumulato ricchezza e che temono che una amministrazione Harris espanda la tassazione ai “più che benestanti” (cioè a coloro che guadagnano oltre 400 mila dollari l’anno) per sovvenzionare la corsa “socialista” a nuovi programmi di assistenza federali etc. Oltre a questi due gruppi, non dimentichiamo anche il peso del movimento conservatore “cristiano” soprattutto del Sud, che qualcuno chiama born again christians, ma sono tutti i cristiani osservanti conservatori inclusi non pochi cattolici. Questi votano “il peccatore” Trump per le sue promesse (finora mantenute) riguardo sopratutto alle leggi restrittive sull’aborto. Questi cristiani “militanti” non sono tantissimi ma sicuramente il loro numero resta decisivo per la vittoria dei repubblicani in certi stati del Sud.
Questa è la coalizione che potrebbe far vincere Trump se quella che dovrebbe sostenere Kamala Harris (donne, giovani, lavoratori iscritti ai sindacati, uomini e donne con college degree, tutte le minoranze inclusa quella lbgtq+) non riuscisse a portare un’altissima percentuale di votanti alle urne soprattutto negli stati “swinging” (altanelanti). Per vincere, infatti, i candidati devono entrambi superare circa gli 80 milioni di voti. Sulla carta Harris può raggiungerli più facilmente di Trump, ma così si diceva anche per Hillary Clinton…
Questa in sintesi la situazione che però ci fa restare con una domanda in sospeso. Dato che la stragrande maggioranza di chi vota Trump non vuole la dittatura e resterebbe favorevole ai valori democratici americani, come concilia il proprio voto per il movimento MAGA col fatto che Donald Trump , dopo non aver riconosciuto il risultato elettorale del 2020 (e se non lo avesse “premeditato”, dopo aver sicuramente agevolato l’assalto al Congresso dei suoi MAGA), ancora oggi insiste, in ogni suo comizio, a sostenere che se lui non vincerà le elezioni del 2024 significherà che il voto è stato truccato? Ecco come fanno questi cittadini americani a votare per chi sostiene che può solo vincere altrimenti la democrazia e le sue regole sono truccate e non valgono più?
Per questo Trump mi ricorda la mia infanzia, quando all’oratorio del Don Bosco Ranchibile di Palermo, c’era il bullo di turno, il ragazzino che ogni tanto entrava nel campo dove con i miei compagni giocavamo la nostra partita e di colpo minacciava: “o gioco io o non gioca nessuno”. Allora certo, lo facevamo giocare, però al momento che la sua squadra subiva un gol, lui urlava: il gol non vale. E se lui o uno della sua squadra toccava la palla con le mani, voleva che il fallo fosse ignorato. A quel punto, stanchi delle prepotenze, con i miei compagni prendevamo i nostri zaini e smettevamo di giocare la partita “truccata”, perché solo così potevamo far “perdere” quel bulletto che pretendeva di vincere sempre… Ecco, ma in democrazia? Si può smettere di giocare quando arriva il bullo? Quando in Italia chi non volle accettare più le prepotenze di chi pretendeva solo di vincere uscì dal Parlamento per andarsene “all’Aventino”, sappiamo come andò a finire…
Ecco mi piacerebbe quindi capire come coloro che voteranno Trump per ragioni che rappresentano sicuramente degli interessi legittimi in democrazia, abbiano messo in conto che invece queste elezioni le possono perdere e cosa faranno quando il loro candidato non accetterà il verdetto continuando a urlare “o vinco io” o non vota più nessuno.
-foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).