Il nuovo governo di Giorgia Meloni si scontrerà con tantissime problematiche urgenti che minano da tempo una Nazione e uno Stato in grande crisi, dopo la pandemia e le conseguenze della guerra in Ucraina.
Ma siamo altresì certe che l’esecutivo NON vuole dimenticare coloro che ogni giorno lavorano, credono e si battono per la professione infermieristica e per i cittadini/pazienti, al fine di garantire il diritto alla salute sancito dalla nostra stessa Costituzione (l’articolo 32 recita infatti che La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti).
Il professionista infermiere- oggi dottore in Infermieristica- consegue la laurea triennale più laurea specialistica (2 anni), il master di primo o secondo livello (1 anno), il dottorato PHD (3 anni): un ciclo accademico lungo sino a nove anni.
Le conoscenze acquisite nel percorso formativo, pertanto, sono ampie e complesse.
Oggi un infermiere- con la formazione, i titoli ed un percorso curriculare che includa un’esperienza maturata presso strutture sanitarie semplici e complesse- riesce a maturare una visione di sistema che include diversi aspetti; strategie e processi aziendali, problem solving organizzativo, implementazione di percorsi diagnostico terapeutici, gestione del conto economico, budgeting, gestione delle risorse, organizzazione di impresa, epidemiologia sanitaria, quindi lo studio della frequenza con cui si manifestano le malattie.
“Sulla scorta di queste evidenze, noi pensiamo che l’infermiere debba essere valorizzato e riconosciuto come professionista dell’assistenza”, dicono la Dott.ssa Gabriella Scrimieri di Milano e la Dott.ssa Sonia Servino di Magenta, infermiere con una solida esperienza professionale in ambito sanitario.
“In Italia, purtroppo, la figura dell’infermiere è ancora troppo discriminata e dimenticata rispetto ad altre in campo sanitario. Basti pensare che secondo i dati della FNOPI, il 79% dei cittadini sa che per diventare infermiere oggi occorre la laurea e il 53% sa che si tratta di una professione sanitaria “autonoma” e non più ausiliaria di quella medica (Legge 42/99 sostituisce definitivamente l’obsoleta nomenclatura che definiva gli infermieri come “professione sanitaria ausiliaria” con “professione sanitaria”. Inoltre la stessa Legge abrogava il mansionario del D.P.R 14 marzo 1974, N° 225). Eppure la pandemia ci ha insegnato che senza gli infermieri il mondo si sarebbe fermato, e soprattutto che tante vite non sarebbero state salvate.
Noi come infermiere che indossano una divisa e che si approcciano ai pazienti e ai problemi della sanità quotidianamente, crediamo che i tempi siano maturi per un rilancio deciso della professione infermieristica, che nulla ha da invidiare al prestigio raggiunto dai colleghi negli altri Stati dell’Unione Europea. Mesi fa si è tenuto un evento in Regione Lombardia nato per ascoltare le voce degli infermieri e le problematiche che affliggono la professione.
Recentemente abbiamo avviato sui social network una campagna di promozione della figura infermieristica, chiedendo ai nostri numerosi contatti di dirci cosa avrebbe reso nuovamente attrattiva la nostra professione. I risultati del questionario sono stati ascoltati e discussi con il sottosegretario di Fratelli D’Italia in Regione Lombardia Marco Alparone.
Il consigliere Alparone reputa che la figura dell’infermiere, oggi più che mai e considerata la formazione universitaria e le competenze acquisite, debba essere allineata al resto d’Europa e agli Stati Uniti.
A questo proposito abbiamo proposto al consigliere Alparone di lavorare su alcune proposte e progetti che colleghi da tutti Italia ci hanno esposto.
Abbiamo aperto una Community social- UNIVERSO INFERMIERI- nel mese di settembre. Ad oggi conta 373 iscritti, tutti infermieri attivi dal nord al sud dell’Italia.
Abbiamo incontrato la comunità degli infermieri filippini in Lombardia, con cui abbiamo discusso le problematiche inerenti il riconoscimento dei titoli in Italia e il problema della burocrazia lenta.
Inizieremo dei viaggi itineranti in tutta Italia per incontrare i colleghi e confrontarci sulle tematiche inerenti la professione ma soprattutto al fine i condividere proposte, idee, progetti.
Stiamo già lavorando con un gruppo di infermieri di Lombardia, Puglia, Sicilia, Lazio, Liguria, Emilia Romagna, in merito a proposte di valorizzazione della professione.
“Le scienze portano con loro poco potere, perché non sono molto visibili e non possono essere riconosciute in nessun uomo.” (Thomas Hobbes, 1588 – 167, filosofo inglese)
Questo spunto di carattere filosofico vuole stimolare una riflessione interessante sul peso sociale delle scienze, indispensabile per dare un peso etico al futuro della professione, aspetto sempre più sottovalutato.
Noi siamo qui per gli infermieri lombardi, ma anche per tutti i colleghi italiani che credono nella professione e nel suo futuro. Siamo solo all’inizio, ma siamo certi che il nuovo Governo non rimarrà indifferente alla nostra richiesta: mettere finalmente al centro la passione, il cuore e la grande professionalità di tutti gli infermieri italiano”, concludono le dottoresse Scrimieri e Servino.