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Novara, il caso del professor Djalali: intervento di Davide Crippa (5 Stelle)

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NOVARA – Proseguono le iniziative a favore di Ahmadreza Djalali, il cittadino iraniano residente in Svezia che in passato collaborò con l’Università del Piemonte orientale e condannato a morte in Iran per attività sovversiva e spionaggio.

A seguito dell’interrogazione fatta dai parlamentari del MoVimento 5 stelle alla Farnesina, in particolare dal parlamentare Emanuele Scagliusi, per conoscere come il governo italiano si sia adoperato presso le sedi internazionali competenti per risolvere la situazione, si apprende che il ministero degli Esteri ha sollevato più volte il caso, sia a livello diplomatico con l’ambasciatore, sia a livello politico, continuando a sensibilizzare il governo di Teheran.

Come si legge nella risposta, la Farnesina ha affrontato la questione la prima volta con l’ambasciatore iraniano il 7 febbraio del 2017, questione ribadita anche dal ministro Valeria Fedeli durante la sua missione in Iran nel mese di aprile ed a maggio dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, in visita a Teheran nel mese di maggio.

A questo si aggiungono gli interventi portati avanti dall’Unione europea, in particolare dalla Svezia che, in base alla propria normativa nazionale, è tenuta a fornire protezione consolare anche  agli stranieri residenti sul suo territorio.

Il 24 ottobre il procuratore generale di Teheran ha dichiarato pubblicamente che Djalali è stato condannato a morte per spionaggio a favore di Israele e contrasto alla volontà di Dio, sentenza di primo grado su cui potrà fare ricorso. Quattro giorni dopo l’ambasciata italiana si è associata al passo congiunto effettuato dall’ambasciatore della Bulgaria presso il dipartimento dei diritti umani del ministero degli Esteri iraniano.

«Stando a numerosi organi di stampa e alle parole dei medici che hanno lavorato con lui – spiega il deputato del MoVimento 5 stelle Davide Crippa -, l’unica colpa accertata di Djalali è quella di aver collaborato all’estero con ricercatori italiani, israeliani, svedesi, americani e del Medio Oriente, per migliorare le capacità operative degli ospedali di quei paesi che soffrono la povertà. Presto, assicurano dalla Farnesina, si organizzerà un incontro tra l’ambasciata ed il consiglio supremo dei Diritti umani. La speranza è che si giunga al più presto ad una soluzione».

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