MILANO – La stagione ” CONTROVENTI ” del Teatro della Cooperativa del quartiere di Niguarda a Milano, รจ entrata da qualche settimana in un crescendo di pezzi da non perdere. Per riferimenti letterari (in questi giorni il Bartleby di Herman Melville), per riferimenti storici (ma di persone reali che la storia, nel loro meraviglioso piccolo, la hanno fatta come in Nome di battaglia LIA, staffetta partigiana “madrina” dell’intero quartiere e del Teatro di via Ornato, un bellissimo classico del Della Cooperativa insieme a Muri con Giulia Lazzarini); per drammaturgie fresche (Nessun miracolo a Milano, dal 3 all’8 maggio prossimi) ma cariche di ispirazione nell’arte del Dopoguerra (in questo testo si evoca il piรน grande di tutti, Totรฒ) capace di cogliere la grandezza dei desideri e delle speranze degli ultimi, calpestate da una societร distratta, a volte malevola, certamente competitiva e poco empatica.
Renato Sarti, fondatore e direttore artistico del teatro milanese, ci propone in questi giorni un bel trittico per ri-conoscere e riconoscersi nella storia delle persone comuni: “comuni” in quanto prive di segni materiali o finanziari di distinzione (quelli che il mondo d’oggi ama tanto… ma in fondo ha sempre adorato, nelle varie forme della storia umana), ma con dei “dettagli” che ci permettono di comprendere che, dietro allo specchio invisibile, c’รจ una forza: quella che ogni essere umano custodisce dentro sรฉ. Quella forza si puรฒ chiamare speranza, resilienza (sรฌ, se usano questo termine in burocrazia, lo possiamo fare anche noi… peraltro vige un misunderstanding su questo lemma che un giorno andremo magari a sciogliere…), ma anche dignitร ed aspirazione.
Anche l’aspirazione (a cosa?) muta, anonima, invisibile, impercettibile, persino oscura ed enigmatica del personaggio disegnato da uno degli scrittori piรน grandi di tutti i tempi, Hermann Melvilleย nel 1853, “Bartleby lo scrivano”. Il suo immortale e mai risolto : “Preferirei di no”, รจ una bandiera grigia che l’impiegato per eccellenza espone di fronte ai meccanismi disumanizzanti di una societร spinta alla produzione, al successo e, strano a dirsi, al denaro; una societร che nel romanzo in questione prende le sembianze di Wall Street. Anticipando i temi di Kafka e Camus, Melville ci ha lasciato uno dei romanzi piรน “resilienti” (in questo caso con il suo significato corretto) della storia della letteratura mondiale.
Renato Sarti, non da quest’anno, ne ha fatta una drammaturgia teatrale, che, di tanto in tanto, ripropone in scena, avvalendosi di collaborazioni diverse nel tempo (la bellezza del teatro!).
“un precursore dellโesistenzialismo e della letteratura dellโassurdo. Anticipatore di Kafka, Beckett e Camus, ispirato a Dickens o alle filosofie orientali, รจ uno dei testi piรน elusivi e affascinanti della storia della letteratura”ย
In questa messa in scena, Luca Radaelli, interprete del personaggio dell’avvocato che si confronta con l’impiegato Bartleby; nei panni di quest’ultimo Gabriele Vollaro con le musiche di Carlo Boccadoro. Dal 26 al 30 aprile, ultimo spettacolo in cartellone ufficiale per la stagione 2021/2022, si chiude in “grandezza” .
Alessandra Branca - 2022
LA LETTURA DI RENATO SARTI
“Il desiderio di Bartleby di affrancarsi dalla schiavitรน del lavoro, e di un lavoro alienato come quello di copista, anche a costo della sua stessa vita, lo rende un personaggio oltremodo moderno, una sorta di working class hero: un eroe solitario, che si batte con pervicacia donchisciottesca contro il Moloch del capitalismo internazionale.”
“Bartleby รจ lโUmanitร intera. Salvare Bartleby รจ lโimpresa ardua, il grande fardello che ognuno di noi ha sulla coscienza”ย
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CONTROVENTI
26 | 30 aprile
BARTLEBY
da Bartleby, lo scrivano di Herman Melville
traduzione Luca Radaelli
con Luca Radaelli e Gabriele Vollaro
regia e scenografia Renato Sarti
musiche Carlo Boccadoro
coproduzione Teatro Invito / Teatro della Cooperativa
spettacolo sostenuto nellโambito di NEXT ed. 2018/2019, progetto di Regione Lombardia
in collaborazione con Fondazione Cariplo
Durata 70 minuti